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I Cani non sono nient’altro che la band-non band capitanata da Niccolò Contessa, musicista romano che nel 2010 si era fatto notare pubblicando, in forma anonima, due canzoni su YouTube (I pariolini di diciott’anni e Wes Anderson) e che l’anno dopo, con l’uscita del “Sorprendente album d’esordio de I Cani” è stato al centro di un caso discografico senza precedenti nel panorama della musica indipendente italiana.
Quello che è successo dopo dovreste saperlo tutti: esordio col botto, a sorpresa, nella top ten di iTunes; un tour quasi interamente sold out; fiumi di inchiostro (addrittura il popolare giornalista e scrittore Roberto Saviano ha definito le canzoni de I Cani: “Pura antropologia elettronica) ed enormi dibattiti su Internet tra i fan adoranti e quelli che proprio non riescono a farsi piacere le loro canzoni.
Ma è col secondo album, “Glamour” (2013) che I Cani hanno smesso di essere considerati un fenomeno passeggero e sono diventati una della realtà più solide della nuova musica italiana, confermando e amplificando gli insperati risultati dell’album precedente (di nuovo in classifica su iTunes, di nuovo in tour a colpi di sold out, un concerto in Piazza Castello – Torino – con Max Pezzali in veste di ospite e un pubblico di 35 mila persone, in copertina su Rumore insieme al popolare disegnatore Zerocalcare, ed esordio nella top 50 della classifica Fimi).
Con “Glamour” (album co-prodotto da Niccolò Contessa insieme al compianto Enrico Fontanelli), I Cani hanno più che altro dimostrato di sapersi prendere dei rischi e non limitarsi a ricalcare in eterno una formula che funziona.
Spiazzare il pubblico è da sempre una loro prerogativa; sorprendere, per I Cani, è quasi una regola. Il nuovo album è stato anticipato da un tweet del popolare conduttore radiofonico e televisivo Alessandro Cattelan all’inizio di ottobre del 2015, quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
A quell’annuncio sono seguiti due brani, Baby Soldato e Il posto più freddo, quest’ultima pubblicata senza neanche essere annunciata alla fine dello scorso novembre.
E nonostante le due canzoni non svelino nulla del disco, è stato subito chiaro a tutti da quel momento che “Aurora” sarebbe stato un album completamente diverso da quelli che lo hanno preceduto. Fortemente influenzato anche dalle esperienze avute da Niccolò Contessa al di fuori della forma canzone (come nella colonna sonora originale da lui composta per “La felicità è un sistema complesso”, il film di Gianni Zanasi con Valerio Mastandrea presentato allo scorso Torino Film Festival) o in veste di collaboratore con altri musicisti (Niccolò ha seguito fin dal principio lo sviluppo di “Mainstream”, il secondo album di Calcutta, la vera grande rivelazione musicale italiana del 2015).
I Cani hanno realizzato una raccolta di canzoni orgogliosamente decelerazioniste: i ritmi si abbassano, le strutture si dilatano, ogni elemento si prende il suo spazio. Come “Il sorprendente album d’esordio”, infatti, “Aurora” parte da un’idea di suono ben precisa e prova a declinarla in tutte le sue sfaccettature in un percorso lungo undici canzoni. Un percorso che dura come un viaggio che comincia alla mezzanotte e finisce all’alba.
Il tentativo è quello di fare convivere le melodie killer tipiche delle canzoni de I Cani (che si sono da sempre autodefiniti come l’ennesimo gruppo pop romano) con un approccio alla materia sonora che pesca dalla musica elettronica e si allontana completamente dal rock.
Una scelta radicale anche per quanto riguarda la strumentazione usata: non c’è traccia di strumenti acustici, non ci sono batterie, o chitarre (come quelle suonate dai Gazebo Penguins in “Glamour”), ma solo sintetizzatori e drum machine.
In “Aurora”, le canzoni di Niccolò Contessa acquistano sfumature nuove, inedite, dai tratti quasi soul senza perdere l’immediatezza che da sempre le caratterizza.
E così, dopo avere raccontato – spesso anche involontariamente – le ansie e tic di una generazione che faceva fatica a scoprirsi adulta nel “Sorprendente Album d’esordio de I Cani”, l’io che cambia e combatte contro l’esposizione pubblica data da una popolarità ottenuta ma non inseguita (che sia reale o presunta, cambia poco) in “Glamour”, arrivati a tagliare il traguardo del terzo album I Cani tornano a parlare di noi partendo dalla consapevolezza che non siamo altro che un minuscolo puntino nell’universo, e che la teoria della complessità, il comportamento emergente e la materia oscura possono essere un buon punto di partenza anche per descrivere la quotidianità di un individuo arrivato alle soglie dei trent’anni.
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I Cani non sono nient’altro che la band-non band capitanata da Niccolò Contessa, musicista romano che nel 2010 si era fatto notare pubblicando, in forma anonima, due canzoni su YouTube (I pariolini di diciott’anni e Wes Anderson) e che l’anno dopo, con l’uscita del “Sorprendente album d’esordio de I Cani” è stato al centro di un caso discografico senza precedenti nel panorama della musica indipendente italiana.
Quello che è successo dopo dovreste saperlo tutti: esordio col botto, a sorpresa, nella top ten di iTunes; un tour quasi interamente sold out; fiumi di inchiostro (addrittura il popolare giornalista e scrittore Roberto Saviano ha definito le canzoni de I Cani: “Pura antropologia elettronica) ed enormi dibattiti su Internet tra i fan adoranti e quelli che proprio non riescono a farsi piacere le loro canzoni.
Ma è col secondo album, “Glamour” (2013) che I Cani hanno smesso di essere considerati un fenomeno passeggero e sono diventati una della realtà più solide della nuova musica italiana, confermando e amplificando gli insperati risultati dell’album precedente (di nuovo in classifica su iTunes, di nuovo in tour a colpi di sold out, un concerto in Piazza Castello – Torino – con Max Pezzali in veste di ospite e un pubblico di 35 mila persone, in copertina su Rumore insieme al popolare disegnatore Zerocalcare, ed esordio nella top 50 della classifica Fimi).
Con “Glamour” (album co-prodotto da Niccolò Contessa insieme al compianto Enrico Fontanelli), I Cani hanno più che altro dimostrato di sapersi prendere dei rischi e non limitarsi a ricalcare in eterno una formula che funziona.
Spiazzare il pubblico è da sempre una loro prerogativa; sorprendere, per I Cani, è quasi una regola. Il nuovo album è stato anticipato da un tweet del popolare conduttore radiofonico e televisivo Alessandro Cattelan all’inizio di ottobre del 2015, quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
A quell’annuncio sono seguiti due brani, Baby Soldato e Il posto più freddo, quest’ultima pubblicata senza neanche essere annunciata alla fine dello scorso novembre.
E nonostante le due canzoni non svelino nulla del disco, è stato subito chiaro a tutti da quel momento che “Aurora” sarebbe stato un album completamente diverso da quelli che lo hanno preceduto. Fortemente influenzato anche dalle esperienze avute da Niccolò Contessa al di fuori della forma canzone (come nella colonna sonora originale da lui composta per “La felicità è un sistema complesso”, il film di Gianni Zanasi con Valerio Mastandrea presentato allo scorso Torino Film Festival) o in veste di collaboratore con altri musicisti (Niccolò ha seguito fin dal principio lo sviluppo di “Mainstream”, il secondo album di Calcutta, la vera grande rivelazione musicale italiana del 2015).
I Cani hanno realizzato una raccolta di canzoni orgogliosamente decelerazioniste: i ritmi si abbassano, le strutture si dilatano, ogni elemento si prende il suo spazio. Come “Il sorprendente album d’esordio”, infatti, “Aurora” parte da un’idea di suono ben precisa e prova a declinarla in tutte le sue sfaccettature in un percorso lungo undici canzoni. Un percorso che dura come un viaggio che comincia alla mezzanotte e finisce all’alba.
Il tentativo è quello di fare convivere le melodie killer tipiche delle canzoni de I Cani (che si sono da sempre autodefiniti come l’ennesimo gruppo pop romano) con un approccio alla materia sonora che pesca dalla musica elettronica e si allontana completamente dal rock.
Una scelta radicale anche per quanto riguarda la strumentazione usata: non c’è traccia di strumenti acustici, non ci sono batterie, o chitarre (come quelle suonate dai Gazebo Penguins in “Glamour”), ma solo sintetizzatori e drum machine.
In “Aurora”, le canzoni di Niccolò Contessa acquistano sfumature nuove, inedite, dai tratti quasi soul senza perdere l’immediatezza che da sempre le caratterizza.
E così, dopo avere raccontato – spesso anche involontariamente – le ansie e tic di una generazione che faceva fatica a scoprirsi adulta nel “Sorprendente Album d’esordio de I Cani”, l’io che cambia e combatte contro l’esposizione pubblica data da una popolarità ottenuta ma non inseguita (che sia reale o presunta, cambia poco) in “Glamour”, arrivati a tagliare il traguardo del terzo album I Cani tornano a parlare di noi partendo dalla consapevolezza che non siamo altro che un minuscolo puntino nell’universo, e che la teoria della complessità, il comportamento emergente e la materia oscura possono essere un buon punto di partenza anche per descrivere la quotidianità di un individuo arrivato alle soglie dei trent’anni.
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Murato! La rassegna costruttiva curata da Radio città del Capo e Unhip Records è lieta di presentare
I CANI
selezione musicale a cura di Enzo Polaroid
Prevendite disponibili sul circuito TicketOne: http://goo.gl/r088jO
> apertura porte ore 20:30
> inizio live ore 22:00
> ingresso 13 euro + d.d.p.
> tessera AICS obbligatoria (8€)
I Cani non sono nient’altro che la band-non band capitanata da Niccolò Contessa, musicista romano che nel 2010 si era fatto notare pubblicando, in forma anonima, due canzoni su YouTube (I pariolini di diciott’anni e Wes Anderson) e che l’anno dopo, con l’uscita del “Sorprendente album d’esordio de I Cani” è stato al centro di un caso discografico senza precedenti nel panorama della musica indipendente italiana.
Quello che è successo dopo dovreste saperlo tutti: esordio col botto, a sorpresa, nella top ten di iTunes; un tour quasi interamente sold out; fiumi di inchiostro (addrittura il popolare giornalista e scrittore Roberto Saviano ha definito le canzoni de I Cani: “Pura antropologia elettronica) ed enormi dibattiti su Internet tra i fan adoranti e quelli che proprio non riescono a farsi piacere le loro canzoni.
Ma è col secondo album, “Glamour” (2013) che I Cani hanno smesso di essere considerati un fenomeno passeggero e sono diventati una della realtà più solide della nuova musica italiana, confermando e amplificando gli insperati risultati dell’album precedente (di nuovo in classifica su iTunes, di nuovo in tour a colpi di sold out, un concerto in Piazza Castello – Torino – con Max Pezzali in veste di ospite e un pubblico di 35 mila persone, in copertina su Rumore insieme al popolare disegnatore Zerocalcare, ed esordio nella top 50 della classifica Fimi).
Con “Glamour” (album co-prodotto da Niccolò Contessa insieme al compianto Enrico Fontanelli), I Cani hanno più che altro dimostrato di sapersi prendere dei rischi e non limitarsi a ricalcare in eterno una formula che funziona.
Spiazzare il pubblico è da sempre una loro prerogativa; sorprendere, per I Cani, è quasi una regola. Il nuovo album è stato anticipato da un tweet del popolare conduttore radiofonico e televisivo Alessandro Cattelan all’inizio di ottobre del 2015, quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
A quell’annuncio sono seguiti due brani, Baby Soldato e Il posto più freddo, quest’ultima pubblicata senza neanche essere annunciata alla fine dello scorso novembre.
E nonostante le due canzoni non svelino nulla del disco, è stato subito chiaro a tutti da quel momento che “Aurora” sarebbe stato un album completamente diverso da quelli che lo hanno preceduto. Fortemente influenzato anche dalle esperienze avute da Niccolò Contessa al di fuori della forma canzone (come nella colonna sonora originale da lui composta per “La felicità è un sistema complesso”, il film di Gianni Zanasi con Valerio Mastandrea presentato allo scorso Torino Film Festival) o in veste di collaboratore con altri musicisti (Niccolò ha seguito fin dal principio lo sviluppo di “Mainstream”, il secondo album di Calcutta, la vera grande rivelazione musicale italiana del 2015).
I Cani hanno realizzato una raccolta di canzoni orgogliosamente decelerazioniste: i ritmi si abbassano, le strutture si dilatano, ogni elemento si prende il suo spazio. Come “Il sorprendente album d’esordio”, infatti, “Aurora” parte da un’idea di suono ben precisa e prova a declinarla in tutte le sue sfaccettature in un percorso lungo undici canzoni. Un percorso che dura come un viaggio che comincia alla mezzanotte e finisce all’alba.
Il tentativo è quello di fare convivere le melodie killer tipiche delle canzoni de I Cani (che si sono da sempre autodefiniti come l’ennesimo gruppo pop romano) con un approccio alla materia sonora che pesca dalla musica elettronica e si allontana completamente dal rock.
Una scelta radicale anche per quanto riguarda la strumentazione usata: non c’è traccia di strumenti acustici, non ci sono batterie, o chitarre (come quelle suonate dai Gazebo Penguins in “Glamour”), ma solo sintetizzatori e drum machine.
In “Aurora”, le canzoni di Niccolò Contessa acquistano sfumature nuove, inedite, dai tratti quasi soul senza perdere l’immediatezza che da sempre le caratterizza.
E così, dopo avere raccontato – spesso anche involontariamente – le ansie e tic di una generazione che faceva fatica a scoprirsi adulta nel “Sorprendente Album d’esordio de I Cani”, l’io che cambia e combatte contro l’esposizione pubblica data da una popolarità ottenuta ma non inseguita (che sia reale o presunta, cambia poco) in “Glamour”, arrivati a tagliare il traguardo del terzo album I Cani tornano a parlare di noi partendo dalla consapevolezza che non siamo altro che un minuscolo puntino nell’universo, e che la teoria della complessità, il comportamento emergente e la materia oscura possono essere un buon punto di partenza anche per descrivere la quotidianità di un individuo arrivato alle soglie dei trent’anni.
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LOSTILEOSTILE è il nuovo esplosivo disco dei MARTA SUI TUBI, il sesto della loro carriera. Il disco esce il primo aprile, a tre anni dal precedente “Cinque, la luna e le spine” e contiene tredici canzoni eterogenee, potenti, delicate, emozionanti, fuori dagli schemi.
Un concept album con al centro il tema dell’incontro, del confronto; con l’amicizia, l’amore, la morte, gli stati d’animo, l’ignoto, il futuro, la fuga.
La rinnovata visione delle potenzialità di voci, chitarra, batteria e synth porta la loro musica verso un sound che tiene conto della strada percorsa sino ad ora, attualizzandone le forme e confermando lo spirito indomabile e controcorrente, sempre.
Prodotto dagli stessi Marta sui Tubi e concepito a Milano, con la libertà e condivisione di idee garantite da una campagna di crowdfunding di grande successo e mixato dalla sapiente mano di Loris Ceroni, LOSTILEOSTILE è un disco che mette i MARTA SUI TUBI saldamente al centro della scena musicale italiana come una delle formazioni più originali e creative.
I Marta sui Tubi porteranno in tour nei club il nuovo album LOSTILEOSTILE, per una serie di esplosivi concerti.
Inizio anni ‘90. Tre ragazzi di provincia decidono di formare un gruppo rock. Non vogliono essere il solito gruppo di cover, vogliono fare la loro di musica e vogliono che sia cantata in italiano…
Per la rassegna “Sounds Good”, cult della programmazione di Kinodromo di questa stagione, martedì 19 aprile:
MARLENE KUNTZ – COMPLIMENTI PER LA FESTA
documentario sulla storia di una delle più interessanti rock band italiane.
La proiezione è in collaborazione con LOCOMOTIV CLUB Bologna
Programma:
h 20.30 Aperitivo musicale
h 21.15 “Marlene Kuntz - Complimenti per la festa” (ITA, 2015, 73′)
Regia: Sebastiano Luca Insinga
Con: Luca Bergia, Cristiano Godano, Riccardo Tesio
More info – > goo.gl/mKu3bb
I Marlene Kuntz presenteranno dal vivo il nuovo album “Lunga Attesa” al Locomotiv Club -> Mercoledì 20 Aprile 2016
Prevendite disponibili sul circuito TicketOne: http://goo.gl/W8GVW3
Un esperimento creativo mai realizzato prima in Italia lancia il nuovo album dei MARLENE KUNTZ “LUNGA ATTESA”:
il gruppo darà la possibilità a chiunque lo desiderasse di musicare un suo brano inedito, la title track “Lunga attesa”, creandone così una personale versione. Il testo verrà pubblicato sul sito dei Marlene Kuntz, sulla loro pagina Facebook ufficiale e sui siti partner; i fan potranno inviare le proprie registrazioni di “Lunga attesa” entro e non oltre il 28 Gennaio 2016.
Così i Marlene Kuntz raccontano questa originale iniziativa:
“Abbiamo deciso di invitare chiunque ne abbia voglia, a crearci la sua musica personale, dai gruppi più o meno visibili al musicista introverso e creativo che non ama troppo affacciarsi ufficialmente al mondo. Desideriamo dare ai nostri fans e a chiunque suoni e componga, per professione o diletto, e ne abbia voglia, la possibilità di realizzare una propria versione di un nostro testo inedito, lasciando immaginare alla loro fantasia come potrà essere il nostro pezzo inciso. Speriamo di ricevere
numerosi progetti musicali. Tra tutti quelli che arriveranno, ne verranno scelti tre ed i rispettivi autori avranno la possibilità, se desiderata, di aprire il nostro concerto in occasione della prima data del tour; il brano verrà pubblicato e promosso sui nostri canali e su quelli dei nostri siti partner.
Riteniamo comunque che la cosa più affascinante di questa idea, sia l’invito alle persone a far musica e a condividerla, dando loro un’occasione di visibilità.”
I Marlene Kuntz, che di fatto nell’ultimo anno non hanno mai staccato la spina – il tour celebrativo di Catartica si è concluso a Londra l’8 dicembre – partiranno da Marzo con nuove date e una nuova scaletta, riappropriandosi di quello che è a tutti gli effetti il loro tratto distintivo, la loro matrice: il palco. Dalla formazione ad oggi infatti, sono quasi 2000 i concerti ufficiali che li hanno visti protagonisti, perché in fondo e in definitiva è lì dove vogliono essere, sempre insieme al pubblico nell’unico e straordinario momento da condividere, il live.
Laibach is a Slovenian avant-garde music group associated with the industrial, martial, and neo-classical genres. Formed in 1980, Trbovlje, Slovenia, at the time SFR Yugoslavia, Laibach represents the musical wing of the Neue Slowenische Kunst (NSK) art collective, a collective Laibach which helped found in 1984. The name “Laibach” is the German name for the Slovenian capital city, Ljubljana.
“Peaceful Warriors” Album Release Party con Shanti Powa, Wicked and Bonny e Bandolero Movement al LOCOMOTIV CLUB Bologna.
★ Shanti Powa
È ́un complesso musicale del nord Italia di 13 persone, fondato nel 2010. Con 9 strumenti e 4 cantanti producono un potente misto di Reggae, Rap, Ska, Dancehall, Funk, Punk, Rock e World Music. Grazie alle diverse origini e storie personali dei membri, i testi delle canzoni sono scritti in inglese, italiano, tedesco, dialetto alto atesino e francese.
Sul palco sono carichi di energia, e questo combinato con la loro musica innovativa crea un atmosfera unica coinvolgendo il pubblico. Durante la loro carriera Shanti Powa Orchestra hanno già ́ suonato a centinaia di eventi in tutta europa, dividendo il palco con artisti come Max Romeo, The Gladiators, Israel Vibrations, Dub FX, The Skints, Luciano, Inner Circle & tanti altri.
Nel Settembre 2014 pubblicano indipendentemente il loro primo album, “The Orchestra”, coinvolgendo in totale 16 musicisti. L ́ album contiene 11 canzoni originali.
A Febbraio 2016 esce il secondo album, intitolato “Peaceful Warriors”, che come il primo, è finanziato, prodotto e pubblicato da loro stessi come “Shanti Powa Records”.
Shanti Powa – R.A.T.S. “Rage Against The System”
Shanti Powa – Peaceful Warriors
★ Wicked and Bonny
Sometimes Wicked – sometimes Bonny! Two words representing their own style of music! This very young project started in 2014 – based in a Studio in Silandro, Bolzano. No rules in music – Straightbase Dubs in a digital and rough analog way, a soul-full and versatile voice and a lot of endless delays, sirens and live effects, produced for a hectic tour plan on the weekends on Soundsystem Sessions and Festival Stages! The first releases of Wicked and Bonny will be ready in the next months. Watch out! Wicked and Bonny and their crew built a Soundsystem called Botheration Hifi in spring time 2014 with the objective to “bother” this system with music and love.
They are hosting a festival in Bolzano called Dump Town Festival and keep pushing the local underground music scene since almost 10 years now…
Wicked and Bonny at the UFO
Wicked and Bonny feat. Kali Green
★ Bandolero Movement
Bandolero Movement è un collettivo fondato nell’autunno del 2010 a Bologna con l’intento di promuovere la cultura di origine giamaicana della Dancehall e del Sound System.
Con un impegno sempre crescente e senza soluzione di continuità, ha contribuito ad animare la vita notturna del capoluogo emiliano organizzando una programmazione di eventi costante e ricca di nomi di rilievo del panorama musicale italiano e internazionale.
Open gates 20:00 con Aperitivo Sudtirolese – Il mitco Ziege vi prepare delle ottime specialità altoatesine.
Entry: 5€ + tessera AICS
Come early to enjoy the vibes to the fullest!
C’era un tempo in cui performance e musica costituivano un atto non autocelebrativo e anti-pretese. Era il tempo in cui i Throbbing Gristle gridavano al massacro alla fine degli anni 70. Con i Wolf Eyes è come se la storia si fosse ripetuta. Forse meno intellettuale, ma decisamente carica di un’energia nuova e oscura.
Tra i pionieri della scena noise americana anni 2000, i Wolf Eyes, come anche Lightning Bolt e Black Dice, sono i paladini del DIY. Politica che non è mai stata abbandonata, nonostante la Sub Pop, il Lollapallooza e una visibilità senza precedenti.
Il trio del Midwest, formato attualmente da Nate Young, John Olson e James Baljo, è stato da sempre uno dei picchi più schizofrenici del nuovo noise. Non solo musicalmente.
Il dna DIY ha fatto si che la loro carriera fosse costellata sin dall’inizio da continue uscite, cdr, vinili, tapes, documenti di vario genere ecc. Un’energia creativa senza fine che parte dalla creazione sonora e finisce con la performance live: delirante, stroboscopica, straziante. Per poi cominciare da capo, inarrestabile.
Questi sono e sono sempre stati i Wolf Eyes, si dai tempi di “Wolf Eyes”, album omonimo uscito per la Bulb Records nel 2001. Già allora era come se i Throbbing Gristle avessero incontrato i Chrome all’Inferno. Lo stesso anno esce “Dread”, per Hanson e American Tapes, considerato il vero album d’esordio del trio. Qui i Wolf Eyes fanno sfoggio di quel rumore putrido e paludoso che è poi diventato il loro marchio di fabbrica.
Già a questo punto gli americani mezzi uomini-mezzi animali, erano diventati gli eroi del noise. In seguito, dal 2001 in poi, escono una miriade di album, singoli, cassette, che non fanno altro che sottolineare l’anima insana di questa band, finché, nel 2004, l’interesse attorno ai Wolf Eyes è talmente alto d richiamare l’attenzione della Sub Pop, che produce l’album “Burned Mind”.
E per quanto la pressione di un’uscita con un’etichetta così importante fosse alta, l’opera finale rimane un capolavoro dalle influenze metal e dall’atmosfera apocalittica.
Il rapporto con la Sub Pop non finisce qui; nel 2006 esce un altro album “Human Animal”, che conferma i Wolf Eyes come una band in continua evoluzione e con un’infinità di contenuti da raccontare.
Da qui in poi il delirio discografico senza fine che si sviluppa nell’uscita continua di album e progetti musicali di vario tipo. Un delirio pieno di rumori e malessere ma anche di ironia e onestà intellettuale.
L’ultimo album dei paladini del noise esce nel 2014, “Burnt-Out”: un album autoprodotto che sente un richiamo alle radici. Più attitudine e meno riviste.
Per capire i Wolf Eyes dunque, bisogna prima capire la loro discografia e giudicarla nella sua complessità. I singoli album sono stelle senza cielo; dicono tutto e niente.
Certo è che se oggi il suono industrial, marcio, violento, rumoroso, irritante, ci sembra un mondo conosciuto e che ormai ci è entrato sotto pelle, lo si deve anche e soprattutto ai Wolf Eyes, nel bene e nel male.