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Arriva sul palco del BIOGRAFILM PARK – Bio Parco Dj Gruff una leggenda dell’Hip Hop italiano, un uomo che ha fatto la storia del genere passando attraverso Rapadopa, Sangue Misto, Zero Stress, Casino Royale, Alien Army e molto altro.
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http://www.gruff.it/
Dalll’1 al 22 giugno, torna a Bologna l’appuntamento con il BIOGRAFILM PARK, lo spazio in esterna di Biografilm Festival e luogo cult dell’estate bolognese, con un programma denso di eventi, concerti e spettacoli tutti rigorosamente A INGRESSO GRATUITO.
“NERO” E’ IL TITOLO DEL QUARTO DISCO DI FEDERICO POGGIPOLLINI.
REALIZZATO CON STRUMENTI D’EPOCA ITALIANI, SCRITTO CON LE PERSONE CHE COMPONGONO LA SFERA DELLA SUA VITA PRIVATA, NERO E’ UN DISCO FORTEMENTE ISPIRATO AL BLUES E AL GARAGE ROCK ANNI 60, MA RIVISTO IN CHIAVE CONTEMPORANEA.
Federico Poggipollini, chitarrista e cantautore tra i più noti in Italia, aggiunge un nuovo e importante disco alla sua carriera solista, iniziata nel 1998 con l’album Via Zamboni 59 e proseguita poi con i dischi Nella Fretta Dimentico (2003) e Caos Cosmico (2009).
Nero è il suo quarto disco, uscito il 26 Maggio 2015 e segna un netto cambio di rotta del suo stile, con una virata rock alla quale si aggiunge una radice fortemente blues, dalla quale deriva il nome dell’album: “Nero”. Il disco è prodotto da Michael Urbano, batterista e produttore dalle moltissime esperienze (Smash Mouth, Sheryl Crow, t.a.T.u, Zucchero, Ligabue), ed è stato registrato in presa diretta, tra Bologna e Berkley, California.
Nero è un progetto ispirato dal suono di grandi band contemporanee come i Black Keys o i White Stripes, band che hanno utilizzato il blues riportandolo in chiave rock moderna. Federico ha voluto mantenere la medesima impronta, sostenuto da Michael Urbano con cui, nella produzione del disco, è nata una sintonia fino a quel momento inedita per lui: “Non ho mai avuto un feeling così forte con il produttore di un mio disco. Michael e io siamo sempre stati in sintonia su tutte le decisioni. Una volta sentite le canzoni ha insisto a lungo per farmele incidere e produrle lui stesso. Devo dire che ha avuto un ruolo determinante per la riuscita di questo album”.
Insieme hanno cercato un suono sporco, inspirato ai grandi dischi del passato, ma allo stesso tempo moderno. Anche per questo motivo per registrare Nero sono stati usati esclusivamente strumenti di fabbricazione italiana d’epoca: chitarre Galanti, Meazzi ed Eko, amplificatori Davoli, Steelphon e Fbt, tastiere Farfisa e Crumar. Questi sono solo alcuni degli strumenti utilizzati, ed a volte cercati apposta per l’occasione, anche grazie alla grande passione che Federico ha per gli strumenti d’epoca.
Nero è quindi un disco che ha cercato e trovato la sua sonorità nel connubio tra strumenti vintage e suono moderno. Anche per i testi è stato fatto un lavoro molto importante: in partenza scritti in finto inglese, per riuscire ad essere molto musicali, sono stati poi riportati in italiano seguendo la fonetica inglese. Federico ha voluto però coinvolgere nella scrittura dei testi persone a lui molto care, che fanno parte della sua vita e del suo passato:
“Questo è un album in cui c’è molto del mio passato, a partire dalle persone. Non solo musicisti, ma appassionati di musica, che ho coinvolto a più livelli, chi nella scrittura, chi nella registrazione, chi facendo cori, chi semplicemente sopportandomi. Sono tutte persone che sono state importanti per la mia vita privata. Ho pensato di coinvolgerle per condividere questo lavoro per me davvero importante, di cui cercavo approvazione fin dalla sua nascita.” Ecco quindi che la sua compagna e un amico di lunga data hanno contribuito alla scrittura dei testi dell’intero album.
Dalll’1 al 22 giugno, torna a Bologna l’appuntamento con il BIOGRAFILM PARK, lo spazio in esterna di Biografilm Festival e luogo cult dell’estate bolognese, con un programma denso di eventi, concerti e spettacoli tutti rigorosamente A INGRESSO GRATUITO.
LA MALANOCHE è il viaggio artistico di Francesco De Leo tra i bassifondi di un favela immaginaria nel Mar dei Caraibi e una qualsiasi provincia italiana: tra droghe sintetiche, mariachi, amori a pagamento, maschere di Paolo Conte e Satana. Un disco psichedelico dream pop, sospeso tra sogno, realtà e la Milano
sudamericana/asiatica del 2018. Feste e follie della notte che girano in un caleidoscopio drogato dove perdersi come in un labirinto. La produzione artistica de LA MALANOCHE è stata affidata alle oniriche ispirazioni di Giorgio Poi.
LO STATO SOCIALE Dj Set + GARRINCHA ALL STARS al BIOGRAFILM PARK – Bio Parco
Aperitivo a cura di Moreno Spirogi
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>Inizio Moreno Spirogi dj set ore 19.00
>Inizio LSS dj set ore 23:00
>Ingresso gratuito
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“E poi ci troveremo come le star a bere del whisky al Roxy Bar”
Subito dopo il concertone in Piazza Maggiore Lo Stato Sociale arriva sul palco del Biografilm Park per un aftershow coi fiocchi: tanta musica, ospiti e balotte a volontà.
“Ho visto Kaos One per la prima volta a Bologna alla jam Tinte Forti, mi pare fosse il 1995. Di lui conoscevo “Let’s get dizzy” dei Radical Stuff e il pezzo “Don Kaos” sulla Rapadopa, un pezzo che già allora faceva da spartiacque. In quell’occasione non andai oltre il semplice saluto. Lo incontrai di nuovo dopo qualche mese, in occasione di un live dei Radical Stuff al Forte Prenestino; in quel periodo stavamo registrando “Odio Pieno” e azzardai la richiesta di un featuring sperando che la sua conoscenza con Ice, e le birre che gli avevo offerto quella sera giocassero a favore. Disse subito di si, e qualche settimana dopo me lo ritrovai ospite a casa mia. Tipo strano Kaos. Ha la voce roca che sembra una motosega sull’osso. A prima vista mette una certa inquietudine, lo sguardo impassibile che sembra sempre fissare un punto distante ed una serietà difficile da scavalcare. Per me lui era il veterano dell’old school, quello che faceva rap già da dieci anni mentre io ero solo un pischello con la chiacchiera sciolta che ne sapeva ben poco, eppure… Abbiamo passato due giorni a parlare di rap, di libri, di cinema, di fumetti e di quello che ci passava per la testa. Io tiravo fuori i miei quaderni e gli leggevo le ultime strofe scritte e lui rispondeva facendomi ascoltare una cassettina con degli inediti (fra cui la spettacolare “Marco se n’è andato..” con la base di Neffa e la voce campionata della Pausini come ritornello, e il testo che raccontava di Kaos che parlava di se stesso dopo che si era suicidato…). Avevo letto i suoi testi, lo avevo visto sul palco, aggressivo, rabbioso, simile ad un guerriero sul campo di battaglia. Ma in quei due giorni passati insieme ero riuscito ad intravedere l’altra sua faccia: quella di una persona riflessiva, educata e con un’inaspettata propensione all’umorismo e alla battuta. Un momento prima si esaltava a mille, soprattutto quando mi raccontava di qualche pezzo rap americano che gli piaceva particolarmente e mi rappava interi pezzi, il momento dopo si faceva più cupo, pensieroso, e mi diceva che era insicuro del suo rap in italiano perché aveva sempre rappato in inglese, mi diceva che non era convinto, che non era bravo a fare freestyle. Tutto questo senza mai smettere di fumare, perché è impossibile pensare a Kaos senza pensare alle sigarette che fuma. L’ho visto addormentarsi con accanto al letto un bicchiere di vodka e le sigarette e a metà della notte svegliarsi per farsi un sorso e accendersene una e poi rimettersi a dormire, in perfetto stile Bukowski. Ora ha smesso di bere, ma non ha mai smesso di accendersi una sigaretta dopo l’altra e quando lo incontro dietro qualche palco è come rivedere il fratello maggiore con cui hai sempre parlato poco, meno di quanto avresti voluto. Sono passati tanti anni e ultimamente gli ho sentito più volte ripetere la storia che il prossimo disco sarebbe stato l’ultimo, che basta, il suo tempo stava per giungere al termine. L’ho visto aspettare le tre di notte prima di salire sul palco senza battere ciglio, affrontare i peggiori impianti con la stessa carica con cui si affrontano i migliori, l’ho visto in perfetta simbiosi con Moddi e l’ho visto da solo, senza nessuno che gli facesse le doppie andare avanti fino alle fine, senza mollare mai una rima, senza perdere mai la battuta. L’ho visto dietro ai giradischi esaltarsi per i dischi che passava, e l’ho visto da una parte, con lo sguardo perso nei suoi pensieri, senza dire una parola per intere ore. Sono passati più di dieci anni dal nostro primo incontro e in questo tempo ho cambiato molto spesso idea sulle cose. Sono passato dall’esaltazione delle prime jam a un brutto scetticismo che mi ha fatto perdere molta della fiducia che avevo nel “magico” mondo dell’hip hop. Ho perso un po’ di passione e ho cominciato a trovare sempre meno motivi. Ma ogni volta che vedo Kaos su un palco mi ricordo che alcuni di questi motivi stanno ancora lì, inossidabili come se il tempo fosse un optional, mi ricordo da dove vengo, e soprattutto mi ricordo perché questa musica ancora mi scuote dentro e mi fa sentire parte di qualcosa che davvero non saprei spiegarvi meglio di così.”
Dalll’1 al 22 giugno, torna a Bologna l’appuntamento con il BIOGRAFILM PARK, lo spazio in esterna di Biografilm Festival e luogo cult dell’estate bolognese, con un programma denso di eventi, concerti e spettacoli tutti rigorosamente A INGRESSO GRATUITO.
ANTESiGNANI DEL DESERT-ROCK, VISIONARI, SPERIMENTALI E RIGOROSAMENTE LO-FI,
IN CONCERTO AL BIOGRAFILM PARK DI BOLOGNA CON “RETURNS TO VALLEY OF RAIN”,
IL LIVE IN ONORE DEL RINNOVATO ALBUM DI DEBUTTO
Originari di Tucson, i Giant Sand sono considerati gli antisegnani del cosiddetto desert rock. Con oltre venti album di studio alle spalle, la loro musica è una fusione di alternative rock e country, un concentrato di psichedelia e suoni acidi che vanno oltre il paisley underground. Il primo album, “Valley of Rain”, è stato pubblicato nel 1985. Registrato due anni prima, nel 1983, dalla formazione originaria – che comprendeva Howe Gelb (chitarra e voce, nonché fondatore ed unico membro fisso), Winston Watson (batteria) Tommy Larkins (batteria) e Scott Garber (basso) – la storia di questo primo disco è parecchio divertente. All’epoca delle registrazioni Howe, impossibilitato per questioni economiche a registrare in uno studio più adeguato, suona l’intero disco in una situazione improvvisata che permette però, a lui ed alla band, di abbandonarsi ad un adrenalinico flusso di spontaneità. Il risultato di un giorno e mezzo di registrazioni, per un totale di 400 sterline, è un’ora e mezza di suonato. Quando la Enigma Records chiede di aggiungere ulteriori quindici minuti di musica, Giant Sand tornano in studio e Howe si avvicina per la prima volta ad un amplificatore a valvole (tube amp), in particolare ad un Fender Twin Reverb. Gli si apre un mondo nuovo ed un nuovo flusso creativo si aggiunge alle precedenti registrazioni. La band decide così di pubblicare due album, se non fosse che il contenuto del van con cui sono in tour viene svuotato e la band perde buona parte delle registrazioni, eccetto un tape nascosto tra i cactus (cosa ci facessero i cactus sul van non è dato saperlo). Entrambi i due album, che avrebbero dovuto avere una doppia pubblicazione, con Enigma Records per il Nord America e con Zippo/Demon Records per l’Europa, vengono pubblicati con ritardo, ma questo “imprevisto” ha reso il suono di “Valley of Rain”, ancora più particolare, tra mixtape recuperati e tube amp successivamente scoperti.
Trenta anni dopo, Giant Sand decidono di dare a “Valley of Rain” il giusto suono. Ed i giusti amplificatori. Due nuovi giovani membri si aggiungono alla formazione originaria: Gabriel Sullivan ed Annie Dolan, entrambi alle chitarre e backing vocals. Il disco viene volutamente registrato con un approccio anni Ottanta e con l’utilizzo di un amplificatore Fender 30 prodotto solo tra il 1980 ed il 1983. Il risultato è un suono “insano” ma “Valley of Rain” suona esattamente come avrebbe dovuto suonare trent’anni fa!
Dalll’1 al 22 giugno, torna a Bologna l’appuntamento con il BIOGRAFILM PARK, lo spazio in esterna di Biografilm Festival e luogo cult dell’estate bolognese, con un programma denso di eventi, concerti e spettacoli tutti rigorosamente A INGRESSO GRATUITO.
Si intitola “Two Windows” il quinto album dei Lali Puna,
uscito l’8 settembre 2017 sull’etichetta berlinese Morr Music, a cinque anni da “Our Inventions” che lo ha preceduto. Un ritorno atteso che Rolling Stone Italia rivela in anteprima mondiale. Lo streaming integrale dell’album è infatti disponibile online al link: http://bit.ly/
Questa la tracklist dell’album: “Two Windows”, “Deep Dream”, “Come Out Your House”, “The Frame” (con Dntel), “Wear My Heart”, “Bony Fish” (con Mary Lattimore), “Her Daily Black”, “Wonderland”, “Birds Flying High”, “The Bucket”, “Everything Counts On” (con MimiCof), “Head Up High” (con Radioactive Man).
I Lali Puna sono: Valerie Trebeljahr, Christian “Taison” Heiß e Christoph Brandner. Alla realizzazione dell’album hanno contribuito anche Mary Lattimore, Jimmy Tamborello come “Dntel”, Keith Tenniswood dei Two Lone Swordsmen come “Radioactive Man” e Midori Hirano come “MimiCof”.
Il video del brano “Deep Dream”, diretto dagli stessi Christian Heiß e Valerie Trebeljahr con la collaborazione di Jacqueline Hofer e primo singolo estratto dal disco, è visibile al link: http://bit.ly/
Realizzato in circa due anni, “Two Windows” è un album composito, che parla di emancipazione e segna un nuovo inizio per la band sia dal punto di vista musicale, sia sul piano lirico. Il disco, infatti, è il primo registrato dopo l’abbandono di Markus Acher (Notwist). Ispirato da sonorità più “club oriented”, “Two Windows” è un album seducente e misurato, in cui un songwriting emozionale si fonde con ritmi più energici, senza rinnegare l’attitudine pop radicata nel sound originario della formazione.
Le liriche della Trebeljahr esplorano argomenti estremamente attuali, come la libertà personale, la presenza sempre più invasiva della tecnologia e la progressiva gentrificazione dei centri urbani. Tuttavia, “Two Windows” non ha un contenuto esplicitamente politico: è un album che non vuole dare risposte univoche, ma invitare gli ascoltatori a osservare la realtà da più prospettive, le “due finestre” del titolo.
Lali Puna – www.lalipuna.de
Dalll’1 al 22 giugno, torna a Bologna l’appuntamento con il BIOGRAFILM PARK, lo spazio in esterna di Biografilm Festival e luogo cult dell’estate bolognese, con un programma denso di eventi, concerti e spettacoli tutti rigorosamente A INGRESSO GRATUITO.
L’artista tuareg BOMBINO annuncia il nuovo album intitolato DERAN
disponibile dal 18 maggio su Partisan Records
Il 18 maggio la Partisan Records pubblicherà Deran, il nuovo album del chitarrista nigerino di etnia tuareg, Bombino. Deran, tradotto come ‘migliori auguri’, è l’album di Bombino più diretto e coinvolgente, e porta con sé un messaggio di speranza e augurio ad un mondo che sta vivendo un periodo di grande dolore e tumulto.
Scritto e cantato interamente nella lingua madre di Bombino, Tamasheq, Deran è stato registrato in dieci giorni a Casablanca, nello studio del re Marocchino Mohammed VI. Si tratta del primo album di Bombino fatto in Africa, da quasi dieci anni. Bombino ha affermato “l’obiettivo di questo album è sempre stato quello di avvicinarmi all’Africa.” I dieci brani dell’album mostrano la grande capacità di Bombino di lavorare diversi generi, dal folk, al rock, passando per il blues e il funk e naturalmente il sottogenere “Tuareggae”, di cui è pioniere e precursore.
Negli ultimi anni, Bombino è diventato un artista acclamato in tutto il mondo e ha collaborato con numerosi artisti e ammiratori come Stevie Wonder, Keith Richards, Robert Plant, Dave Longstreth, Dan Auerbach e molti altri. Ha partecipato al Bonnaroo e al Newport Folk Festival, elogiato da Pitchfork come “autentico e ambizioso.”
Notevole è anche il percorso che lo ha portato sui palchi di tutto il mondo. Nonostante fosse stato obbligato a fuggire in esilio a causa delle numerose ribellioni nella sua regione nativa, ha coltivato uno status mitico tra il popolo Tuareg, come uno dei più abili e ricercati musicisti. Nel 2009 fece un demo in esilio, che finì nelle mani di un regista americano. Grazie a lui queste registrazioni diventarono l’album di debutto di Bombino, Agadez pubblicato nel 2011, che esordì al primo posto della World iTunes chart.
https://www.facebook.com/bombino.official/
🌳 Domenica 17 giugno
🚎 Biografilm Festival – International Celebration of Lives
Bologna
🍃 Into The Wild Night
** INGRESSO GRATUITO **
Inizio show h. 21.45 circa
25 gennaio 2008: 10 anni fa usciva nelle sale italiane “Into the Wild” la pellicola cult firmata da Sean Penn.
🚎 INTO THE WILD NIGHT show 🚎
Lo spettacolo itinerante ispirato dall’omonimo film di Sean Penn e dedicato alla produzione solista di Eddie Vedder.
Lo show segue un climax che parte da un inizio intimista con brani ukulele e voce e termina in esecuzioni corali elettriche, il tutto intervallato da aneddoti sul frontman dei Pearl Jam e con la proiezione durante il live di immagini tratte dal film.
📷 WILD – la mostra 📷
Proiettata una speciale mostra fotografica paesaggistica dedicata ai viaggi e alla natura.
🎸 Live band 🎸
Davide Genco: voce, chitarra, ukulele, mandolino, armonica
Marco Settanni: chitarre
Fabio Deotto: voce, chitarra e batteria
Federico Rho: basso
Dalll’1 al 22 giugno, torna a Bologna l’appuntamento con il BIOGRAFILM PARK, lo spazio in esterna di Biografilm Festival e luogo cult dell’estate bolognese, con un programma denso di eventi, concerti e spettacoli tutti rigorosamente A INGRESSO GRATUITO….
Il ritorno del trio bolognese che ripropone i brani dei The Clash nello stile del celeberrimo cantautore americano Johnny Cash.
In uscita il 16 marzo per la label milanese Rocketman Records, il disco è un riarrangiamento per intero del primo album di Joe Strummer e compagni, e varia tra ballate folk-western, tanto boomchika-boom, episodi early wild rock’n’roll e momenti intimisti alla ‘ultimo Cash’. Gli stessi Johnny Clash Project lo introducono così:
Fin dall’inizio abbiamo vissuto i Johnny Clash semplicemente come un bello scherzo da portare in giro per i locali. Dopo 5 anni di attività e pochi, essenziali demo, abbiamo sentito l’esigenza di fissare su disco quello che abbiamo sempre fatto solo dal vivo. Il primo album dei The Clash (Uk version) ci è sembrato il materiale giusto da cui partire, sarà per il carattere punk, per l’affetto che l’Inghilterra ci mostra quando passiamo di là o per il fatto che non sia tra gli album più blasonati della band londinese. Abbiamo quindi provato a dar nuova vita ai pezzi in uno stile che era in voga vent’anni prima, in un’altra parte del mondo, ma che aveva in parte lo stesso spirito.
Una buona metà del disco è stata arrangiata proprio per l’occasione dell’album, con una consapevolezza maggiore rispetto al passato. Cercavamo un suono più possibile analogico, vecchio, folk, e in questo viaggio Ettore Franco Gilardoni e la Rocketman Records sono stati fondamentali. Abbiamo registrato in diretta su nastro: tre giorni in tutto, per riprese e mixaggio. Ed è uscito un disco di cui siamo molto soddisfatti: c’è l’outlaw country delle origini, l’ensemble giusto, il rock’n’roll, ma anche una solennità più vicina alle American Recordings. Pochi ma buonissimi gli ospiti: oltre al prezioso Matteo Dall’Aglio alla batteria, sul disco si possono sentire le vocalist de Le Birrette e il violinista catalano Marc Santò.