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Quando il freddo scotterà
Poesia come ribellione, riflessione, sogno, viaggi, musica. Poesia come coscienza, memoria, protesta umana, sociale, politica.
Poesia del male e della rabbia. La poesia nel suo complesso, vita e morte, attesa e ricompensa,come balsamo e conforto. Poesia come amore. Storie e visioni dei due poeti che ci toccano nel profondo quando l’incongruenza ci assale.
– “Idea, perché tanta resistenza a parlare di te fuori dalla poesia?
E’ stata l’ossessione di tutta la tua vita”.
– “Quello che non sta scritto, fugge, sparisce, muore. Solo quello che sta
scritto diventa azione”
– “Lo hai sempre pensato? ”
– “Io scrivo e poi mi leggo, per cercare chi sono”
“L’amore interroga quotidianamente i poeti per farli risalire alla
radice della loro esistenza. E’ come un vuoto freddo che non si
colma mai, ma che nello stesso tempo scotta dentro, chiede
sempre di agire ed essere presenti. Mario e Idea hanno messo
nella sfera dell’amore la loro vita e la poesia è il loro diario
quotidiano. Questa intensità è un tormento ma è soprattutto la
forza che fa essere profondamente uomini anche quando la
storia ci disumanizza e ci distrugge con le ingiustizie e la
violenza come è accaduto a noi in Uruguay. Per questo amiamo i
nostri poeti. Ci hanno detto dove cercare quella speranza che ti
fa superare qualsiasi tortura, qualsiasi umiliazione e qualsiasi
esilio.”
“Quando il freddo scotterà” è una storia d’amore, vissuta da due impiegati che, seppure diversi, iniziano a frequentarsi e a conoscersi nel loro ambiente di lavoro. L’amore li rivela a se stessi e li restituisce pienamente alla vita. L’intreccio è raccontato da quattro attori uruguaiani, che arricchiscono i momenti più intensi della vicenda ricorrendo alla poesia di due poeti molto amati nel loro paese Idea Vilarino e Mario Benedetti. La storia è liberamente tratta dal romanzo in forma di diario La tregua di Mario Benedetti.
Lo spettacolo si colloca nella sezione Latinos del progetto DRAMOPHONE che presenta a Bologna la
sua ottava edizione.
Il debutto europeo di “Quando il freddo scotterà” è previsto il prossimo 11 ottobre al Teatro Pacta di Milano, seguirà una presentazione romana al Teatro di Villa Torlonia e cui seguirà la presentazione Bolognese il 17 ottobre al Locomotive. La produzione, frutto di una cooperazione con importanti artisti uruguaiani, tra cui il celebre Pepe Vàzquez, ha il patrocinio dell’Ambasciata dell’Uruguay in Roma, Lila, Ministerio de Relaciones Exteriores del Uruguay, Ministerio de Educacion y Cultura, Ministerio de Turismo. Il Progetto viene proposto tanto in lingua italiana come in lingua spagnola.
Gli artisti
Pepe Vázquez
Nato in Uruguay nel 1940. Da 1958 ha sviluppato la sua attività artistica ininterrotta e fa parte di diversi gruppi. Dal 1978 al 1983 (durante l’esilio politico) fa parte della COMPAÑÍA NACIONAL DE TEATRO di Costa Rica. Nel 1983 – 84 lavora con il teatro EL GALPÓN in México. Da 1984 (rientra all’Uruguay in processo di democratizzazione dopo la dittatura militare) ad oggi ha continuato a lavorare in più di 120 titoli.
Fu uno dei primi a fare Café Concert in Uruguay e conta più di 150 spettacoli di questo genere teatrale.
Dal 1970 ad oggi partecipa in TV in cicli di teatro sceneggiato e anche in programmi umoristici. Ha lavorato oltre che in URUGUAY, in COSTA RICA – MÉXICO – PANAMA- NICARAGUA – PERU – CILE – CUBA -BOLIVIA -PARAGUAY – ARGENTINA – GERMANIA – STATI UNITI – SPAGNA – PORTOGALLO – SVEZIA. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi come migliore attore sia a livello nazionale che internazionale. Nel 2004 è stato convocato come attore stabile del Teatro Nazionale dell’Uruguay. Fulvio Ianneo Drammaturgo, regista, attore italiano. Fondatore a Bologna della Associazione Dramophone. Creatore di numerose produzioni e Co-produzioni a livello internazionale: Austria, Slovenia, Slovacchia, Uruguay, Finlandia, Danimarca, Francia, Stati Uniti. Ha ricevuto riconoscimenti per il suo lavoro artistico in Spagna, Uruguay, Italia e India. Ha creato diretto workshop di teatro a Bogotà, Montevideo, Joensuu, Bangkok, Berlino. Alcuni dei suoi testi sono stati tradotti e rappresentatati in Francia, Austria e Uruguay. Si è formato nella Università di Pisa e Angers (Francia), il Centro di Semiotica Teatrale di Prato e attraverso laboratori tra cui con A. Neiviller, M. Fabbri, L. Berio, T. Guerra e altri. Ha collaborato per alcuni anni con Leo de Berardinis.
Verónica Caissiols Torcello
Uruguaiana di origine italiana. Attrice (teatro, TV, radio, cinema e carnevali). Insegnante (bambini e adolescenti, adlti e persone diversamente abili). Regista; traduttrice e interprete (Spagnolo-Italiano). Ampia formazione nell’universo artistico. Si è presentata in palcoscenici di Uruguay, Stati Uniti, Lituania, Berlíno e molte città italiane. Dal 2009 collabora con il regista italiano Fulvio Ianneo (Teatro Reon; Dramophone Teatro. Bologna). Collabora anche con: Assemblea Teatro di Torino ; Lalage Teatro di Bologna; Sandra Cavallini, Danilo De Summa e Un Ponte tra Culture di Ancona.
Emilio Pigot
Nasce in Uruguay nel 1967.Inizia la sua formazione artistica nella Escuela Integral de Arte Escénico di Imilce Viñas, Studia canto con il maestro.
Alejandro Giaccone. 1995 – Studia come vocalista.presso la Fundación Tango. Dal 1997 ad oggi partecipa a numerose produzioni teatrali e anche televisive.
Ha lavorato con grandi registi della scena uruguaiana.
María Clara Vázquez
Figlia d’arte di grande talento. Laureata nella Escuela Municipal de Arte Dramático nel 1997. Sviluppa la sua carriera come attrice, produttrice e insegnate di formazione vocale. Ha partecipato a diversi spettacoli e insegna in quattro scuole di teatro di Montevideo.
Nato negli Stati Uniti, cresciuto in India ed attualmente residente a Londra. E’ un cammino esistenziale in bilico tra tre continenti quello intrapreso dal talentuoso compositore e percussionista Sarathy Korwar. Dopo aver conseguito nel 2011 una laurea in culture orientali ed africane -con particolare attenzione agli adattamenti ritmici della tradizione popolare indiana- l’abile suonatore di tabla classica e drum-kit si è reso partecipe negli anni a seguire di numerose performance al fianco di grosse firme del panorama jazz internazionale (tra gli altri Karl Berger ed Ingrid Sertso). Tutto ciò ha consentito a Korwar di salire alla ribalta ricevendo ambiti premi musicali -tra i quali il Rajshekhar Parikh Fellowship come promessa del panorama musicale indiano- nonché l’assoluto privilegio di una esibizione al cospetto del Dalai Lama alla Royal Opera House di Londra. Nel 2016, grazie ad una joint venture con la label Ninja Tune, Sarathy fa capolino sul mercato discografico con il suo album d’esordio “Day to day”. Non un debutto improvvisato bensì il frutto di ambiziosi e meticolosi studi sulla contaminazione sonora; dopo aver trascorso un lungo periodo a contatto con la comunità migrante Siddi dell’India meridionale (che partecipa con cori ipnotici ad alcune composizioni del progetto) Korwar rilascia una significativa tracklist di nove brani fondendo la ripetitività dello stile devozionale dei canti sacri, i battiti tribali della poliritmica africana, linguaggio shawili, jazz e persino elettro. Un suggestivo box di atmosfere etno-folk in balia di fede ed improvvisazione, un lento avanzare di ‘giorno in giorno’ tra i raggi di una speranza che si fa largo in un ilare pandemonio strumentale.
POPULOUS
Andrea Mangia aka Populous è un producer e dj salentino che
ha esordito nel 2003 sulla berlinese Morr Music. Autore di jingle televisivi e colonne sonore, sound designer per il web, musei e sfilate di moda. Ha lavorato per Imperial, IKEA, Vogue, Vivienne Westwood, Carhartt, Elie Saab, Nissan, Wired, Skoda etc. Ha prodotto e collaborato, tra gli altri, con Teebs, Clap! Clap!, Dj Khalab, Blue Hawaii, Lukid, John Wizards, Simon Scott/Slowdive, Sun Glitters, Larry Gus, Giardini Di Mirò. Nel 2010 vince il “Premio 2061 – La musica elettronica italiana del futuro”. Nel 2014 pubblica “Night Safari”, album che ha avuto consensi unanimi da parte di critica (Pitchfork, Interview Magazine, XLR8R) e pubblico (con brani regolarmente trasmessi da radio cult come NTS, KEXP, Le Mellotron). Nel 2016 vince il premio di “Miglior artista” all’Italian Quality Music Festivals.
Dopo ‘Night Safari’, disco che ha definitivamente consacrato Populous come uno degli artisti e producer più interessanti a livello internazionale, ora arriva ‘Azulejos’, uscito il 9 giugno per La Tempesta (in Italia) e per Wonderwheel Recordings (nel resto del mondo). L’album è stato interamente composto a Lisbona ed è la sintesi del nuovo viaggio sonoro di Populous, un ponte ideale fra i ritmi sensuali della cumbia sudamericana e l’elettronica europea.
Mixato da Jo Ferliga degli Aucan il disco vanta anche un featuring con Nina Miranda degli Smoke City.
KEATON
Keaton è un progetto di musica elettronica.
Dopo la pubblicazione di un EP con il nome Basterd Keaton per Irma Records (2012), il gruppo decide di cambiare direzione: la formazione si sfoltisce, il nome si accorcia e il pop solare e scanzonato lascia spazio a sonorità più cupe e sintetiche.
Nei 3 anni successivi, il trio di Bologna produce tutto quello che gli passa per la testa: da remix per l’etichetta Garrincha Dischi a rework per artisti indipendenti, da spot pubblicitari a tunnel tech-house grossi come Creosoto dei Monty Python’s. Passano da riarrangiamenti illegali di famosi pezzi acustici come “Ticking bomb” di Aloe black o “Life in her yet” di Rag’n’Bone Man, a composizioni elettroniche composte tramite animali di piccola taglia quali Op-1 di Teenage Engineering o la serie Volca di Korg.
Cultori dell’utilizzo di macchine e strumenti analogici trovano la loro dimensione ideale nel live durante il quale l’improvvisazione si unisce naturalmente alla programmazione.
Nel 2016, assieme a Matteo Romagnoli (Garrinsha Dischi), Alberto Guidetti (Lo Stato Sociale) e Frank Agrario, fondano la label elettronica Garrincha Soundsystem. Esce per la stessa, un’Ep a inizio 2016 con due originali un remix e partecipano alle successive release del londinese Aquaphonix e del romano Guxi con due remix.
A novembre 2016 esce in anteprima su DLSO “Stare”, singolo che anticipa l’uscita del primo album omonimo KEATON nel febbraio 2017.
Stu Larsen è un cantautore come pochi, cresciuto nella piccola cittadina di Dalby, oggi vive alla giornata con la sua valigia: potresti trovarlo nomade nella sua nativa Australia, in Spagna o Giappone, già pronto per ripartire per qualche nuova avventura. Con il suo album di debutto, “Vagabond” (Nettwerk Records/Warner, 2014), Larsen ha fatto conoscere la sua musica a tutti con un tour mondiale lunghissimo, costellato da importanti riscontri e riconoscimenti.
Per l’occasione il cantautore si è avvalso di una collaborazione d’eccezione: l’album è infatti prodotto dall’amico e collega Passenger, al secolo Mike Rosenberg, stella nascente dell’indie con venature folk di cui Larsen ha spesso aperto i concerti negli ultimi tre anni.
Stu Larsen ha in cantiere un nuovo album, Resolute, la cui uscita è prevista il 21 luglio e che lancia con amore un messaggio a tutti i fan: “Vivi semplicemente. Non ti preoccupare degli eccessi. Spero che tutti possano riunirsi intorno a questa music.
Sarà Tim Hart, batteria e voce dei Boy & Bear ad aprire il concerto di Stu Larsen. Oltre alla carriera insieme ai Boy & Bear, Tim Hart ha all’attivo l’album solista Milling In The Wind (2012) ed è attualmente al lavoro su The Narrow Corner, che vedrà la luce nel 2018 e si avvale della collaborazione di Mark Myers (Emma Louise, The Middle East, Timberwolfe) nel ruolo di produttore.
Radwan Ghazi Moumneh e l’artista multimediale Charles-André Coderre tornano in Italia con il progetto Jerusalem In My Heart, il cui secondo album If He Dies, If If If If If If’ è stato concepito nelle duplici case-natale di Montréal e Beirut.
Celebre per i suoi interventi nel ruolo di ingegnere del suono per Matana Roberts (i tre capitoli della saga Coin Coin), Mashrou’ Leila, Ought, Eric Chenaux (con il quale ha anche compost un album collaborative per il piccolo marchio Grapefruit Records Club) e Suuns (il disco in combutta per Secretly Canadian della primavera 2015 rimane ad oggi una delle realizzazioni più fresche di questo anno solare), Moumneh ha avuto mani in pasta in numerosi ambiti negli ultimi anni. Ha accompagnato JIMH di fronte ad un pubblico sbalordito tanto in Canada ed Europe quanto in medio oriente. Nonostante i numerosi progetti e commissioni che li hanno visti protagonisti, il gruppo è saldamente nelle mani di Moumneh – responsabile per tutti i suoni e le composizioni – e Coderre responsabile dei visuals in rigoroso formato 16mm e delle installazioni/proiezioni dal vivo.
Uno dei momenti più alti del disco è nell’apertura di A Granular Buzuk, dove il suono di questo strumento tipico viene processato e campionato dai tagli in tempo reale di Radwan’s. Moumneh continua a sperimentare il suo amore per la tradizione pop Arabica delle audiocassette nella dance in bassa fedeltà di Lau Ridyou Bil Hijaz. C’è poi un sentito omaggio al poeta curdo, recentemente esiliato, Sivan Perwer nel folk scarno e tradizionale di Ta3mani; Ta3meitu. L’album si chiude con il drone creato da un flauto Bansuri (per gentile concessione di Dave Gossage) e dal suono di un delicato numero acustico alternato ai field recordings delle onde del mare registrate su una spiaggia libanese. Disco eccezionale che del gruppo di casa Constellation fa una delle più imprendibili espressioni a cavallo tra canzone politica, rock d’avanguardia e musica etnica.
“Tensione e lirismo, l’inquietudine del caos e la bellezza di un rito e di un ricordo, si incontrano nella musica di Radwan Ghazi Moumneh – metà audio dei JIMH, insieme a quella video che corrisponde al nome di Charles-André Coderre. Profeta di quello che chiama “cannibalismo culturale”, lontano dagli stereotipi della musica etnica e capace di portare l’elettronica e i field recording dentro brani che parlano di esiliati politici, che suonano strumenti della tradizione araba e hanno la forma di una preghiera laica, Moumneh è la scoperta che ha segnato più di tutte il mio 2015” Chiara Colli (Mucchio Selvaggio, Zero)
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La band americana guidata da Scott Hansen farà ritorno all’Estragon Club di Bologna per presentare “Epoch”, l’ultimo lavoro in studio uscito nel recente 2016 su Ghostly International.
||| EXPRESS FESTIVAL |||
Express è un festival nato nel 2007 in contemporanea con l’apertura del Locomotiv. L’obiettivo del festival è selezionare in una rassegna annuale una serie concerti dall’alto profilo qualitativo e dal respiro internazionale.
Quest’anno, per celebrare il decennale del Locomotiv e del festival, la rassegna si svilupperà simbolicamente in 10 appuntamenti: Tycho, Coldcut, Carla Dal Forno, Lamb, !!! (Chk Chk Chk), Fujiya & Miyagi, Zola Jesus, Arto Lindsay, Lali Puna, Liars.
Express ha in precedenza ospitato (in varie locations a Bologna): Savages, Bombino, Sunn O ))) , Jamie Lidell, FourTet, Caribou, Anna Calvi, Thee Silver Mt Zion Memorial Orchestra, These New Puritans, Wild Beasts, James Blake, Bombino, Omar Souleyman, Mulatu Astatke, Tortoise, Psychic Tv e Women.
Il leggendario gruppo rock californiano, punta di diamante del paisley underground, fa ritorno sulla scena musicale dopo 30 anni con un nuovo lavoro.
I The Dream Syndicate nascono nel 1981 a Los Angeles dalle ceneri dei Suspects. La band fa il suo esordio nell’82 con l’omonimo “The Dream Syndicate” via Slash Records. Il disco, prodotto da Chris D. dei Flesh Eaters, dà il via ad una nuova stagione del rock alternativo, il Paisley Underground. Due anni dopo, nel 1984, esce “Medicine Show”, prodotto da Sandy Pearlman via A&M Records. Il terzo album “Out of the Grey” esce nel 1986 per la Big Time Records con una nuova formazione, Wynn, Duck, Mark Walton al basso e Paul B. Cutler alla chitarra solista. Due anni dopo, poco prima dello scioglimento, la band pubblicherà il suo ultimo album “Ghost Stories”.
I The Dream Syndicate tornano quest’anno con un nuovo album, il primo dopo 30 anni. A proposito dell’album Steve Wynn dice: “A un certo punto durante la creazione del nostro nuovo disco ho detto ai miei compagni di band, “ehi, hai solo una possibilità nella vita di creare un primo album dei The Dream Syndicate per la prima volta dopo 30 anni. […] Abbiamo sentito che le probabilità erano a nostro favore. Gli oltre 50 concerti che abbiamo suonato da quando ci siamo riuniti nel 2012 sono stati tra i migliori live che la band abbia mai suonato, il mix perfetto di improvvisazione e groove rock che è da sempre stato il marchio della band.”
“Ho scritto alcune canzoni da portare ai Montrose Studios di Richmond, Virginia, dove ho lavorato spesso negli ultimi anni e ho ritenuto che fosse il rifugio perfetto dove poter tenere il nostro laboratorio di passato, presente e futuro. È il tipo di studio dove si può afferrare una chitarra, un sandwich, una tazza di caffè o una birra e passeggiare, pronti a lavorare a quasi tutte le ore del giorno. The Dream Syndicate, dopo tutto, non sono mai stati schiavi del tempo o dello spazio. La magia? Era lì. In poco meno di una settimana abbiamo registrato molto di più di quanto avevamo bisogno. Era ovvio che questo sarebbe diventato il quinto album del Dream Syndicate.”
“Oh, e c’era un’ultima sorpresa, un collegamento più perfetto al nostro passato a completamento del cerchio. Una delle più intriganti canzoni che abbiamo registrato era una trance ipnotica chiamata “Recurring”. La canzone e il riff erano freschi, la registrazione della band era suggestiva e bella. Ma ho capito che non ero il giusto cantante per la canzone. E subito ho capito che il cantante perfetto sarebbe stato il nostro originale bassista Kendra Smith. La canzone, ora intitolata “Kendra’s Dream”, è la coda perfetta per il disco, legando le estremità sciolte del passato e aprendole nuovamente al futuro.”
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Due giganti. E’ facile sottovalutare l’importanza di Matt Black e Jonathan More per la musica contemporanea (limitativo infatti parlare solo di quella elettronica). Ma da quando i due, più di trent’anni fa, decisero di unire le forze per dare la vita al progetto Coldcut più volte nell’arco di questi tre decenni si sono dimostrati dei veri e propri “game changer”. Lo sono stati ancora agli esordi, con quel remix di “Paid In Full” di Eric B & Rakim assolutamente geniale e pionieristico che ha il merito di aver consacrato – grazie al suo enorme successo – la dj culture in Europa, col suo uso strepitoso e visionario dei campionamenti, del taglia&cuci sonoro. Lo sono stati quando hanno dato vita al radio show Solid Steel, ancora adesso un inconfondibile marchio di qualità per tutto ciò che è avventura in musica. Lo sono stati quando hanno portati l’interazione tra video e musica a livelli mai visti prima costruendo assieme al collettivo di sviluppatori Camart – il software VJAMM (anno 1997: ben prima che software e digitale diventassero un ambiente comune e alla portata di tutti).
Ma l’avventura che meglio racconta Black e More è quella targata Ninja Tune: label fieramente indipendente creata dai due nel 1990 per avere una piattaforma su cui esercitarsi stando lontani da ogni condizionamento delle major; a distanza di tutti questi anni, ancora oggi una delle etichette discografiche più riconoscibili e qualitative in circolazione, con uno spettro sonoro che parte dall’hip hop ma può estendersi fino alla house da un lato e fino al cantautorato elegante dall’altro, percorrendo spesso le strade del jazz, del funk e del soul. Una label a cui i Coldcut hanno dato vita rinunciando alle sirene e alle offerte contrattuali del mainstream (a fine anni ’80, erano considerati vere superstar mondiali della pratica del remix), soprattutto una label che ha scoperto una serie incredibile di talenti (da Amon Tobin a Fink, da Kid Koala a Cinematic Orchestra, da Bonobo a Roots Manuva, ma l’elenco potrebbe andare avanti a lungo). In tutto questo, hanno avuto modo di portare avanti anche una discografia dalle uscite rare ma sempre di altissimo profilo (ad esempio “Let Us Play”, anno 1997, o “Sound Mirrors” del 2006, ma anche la recente collaborazione con On U Sound “Outside The Echo Chamber”), così come delle apparizioni live o anche da semplici dj dove sempre e comunque la regola era, ed è, non adeguarsi alla routine ma saper fare un passo in più, saper offrire la vertigine del divertimento e della sorpresa. Tutto questo sempre con un sorridente understatement, senza nessuna ansia di protagonismo, senza nessuna necessità di vendersi come stelle mediatiche o come geni della musica. Ma quest’ultima cosa, fatti nudi e crudi alla mano, lo sono. Poche persone hanno “disegnato” in modo così incisivo la musica della club culture degli ultimi trent’anni e, di conseguenza, la musica tutta.
||| EXPRESS FESTIVAL |||
Express è un festival nato nel 2007 in contemporanea con l’apertura del Locomotiv. L’obiettivo del festival è selezionare in una rassegna annuale una serie concerti dall’alto profilo qualitativo e dal respiro internazionale.
Quest’anno, per celebrare il decennale del Locomotiv e del festival, la rassegna si svilupperà simbolicamente in 10 appuntamenti: Tycho, Coldcut, Carla Dal Forno, Lamb, !!! (Chk Chk Chk), Fujiya & Miyagi, Zola Jesus, Arto Lindsay, Lali Puna, Liars.
Express ha in precedenza ospitato (in varie locations a Bologna): Savages, Bombino, Sunn O ))) , Jamie Lidell, FourTet, Caribou, Anna Calvi, Thee Silver Mt Zion Memorial Orchestra, These New Puritans, Wild Beasts, James Blake, Bombino, Omar Souleyman, Mulatu Astatke, Tortoise, Psychic Tv e Women.