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La mitica creatura di David Thomas, leader eclettico e imprevedibile, torna in Europa per presentare i cofanetti “Elitism For The People” e “Architecture Of Language” box che raccolgono rispettivamente gli album usciti tra gli anni 1975-’78 e tra il 1979-’82. Una chicca unica per gli amanti del genere.
Per l’occasione tornano nella line-up due storici elementi, Michele Temple e Tom Herman.
IL LIVE INIZIERA’ TASSATIVAMENTE ALLE ORE 22:00
Jacopo Incani è nato in Sardegna nel 1983 ma è stato adottato artisticamente da Bologna, dove vive e compone. Pubblica nell’ottobre 2010 il suo disco d’esordio “La Macarena Su Roma” (Trovarobato), che ottiene ampi riconoscimenti e coagula attorno al musicista un grande consenso di critica e un pubblico sempre più numeroso. Nello stesso anno è invitato a suonare all’Ariston di Sanremo per il Premio Tenco. One-man-band, songwriter e polistrumentista votato alla ricerca e alla sperimentazione, ha nel marzo del 2015 ha pubblicato “DIE”.
Il disco, che unisce musica d’autore italiana, rumorismo, folk, neo-psichedelia ed elettronica sperimentale, è stato celebrato dalla critica italiana ed è finito nelle liste dei migliori dischi del’anno delle principali testate del nostro Paese.
In apertura si esibirà TREES OF MINT:
Trees Of Mint è un progetto musicale ideato da Francesco Serra (Cagliari, 1980), chitarrista autodidatta. Dopo i primi lavori incisi su cassetta, (200003), nel 2007 registra il suo primo album in studio intitolato “Micro Meadow…” che contiene dieci pezzi per
chitarra elettrica, voce, loopmachine e batteria. Il disco d’esordio esce a Gennaio 2008 per Here I Stay records, ottenendo ottime recensioni dalla critica specializzata nazionale.
Nel corso degli anni Francesco Serra abbandona gradualmente l’uso della voce e diqualsiasi altro strumento per concentrarsi maggiormente sulle potenzialità sonore ed espressive della chitarra elettrica. Dal 2010 collabora con Home Movies, l’Archivio Nazionale del Film di Famiglia, dove si occupa prevalentemente di sonorizzazioni live e colonne sonore per film amatoriali in formati substandard. La sua ricerca comincia a focalizzarsi maggiormente sulle relazioni tra suono e immagine. A Giugno 2011 registra il suo nuovo disco, che contiene quattro composizioni strumentali per sola chitarra elettrica e loopmachine. Il disco è uscito a novembre 2012 per Trovarobato Parade in LP 12″ edizione limitata.
More info:
https://www.iosonouncane.it/
https://www.facebook.com/iosonouncane
•FUZZ ORCHESTRA
•Camera 66
•Maurizio Abate
Finalmente arrivano al Freakout i Fuzz Orchestra e ci presenteranno il loro nuovissimo “Uccideteli Tutti! Dio Riconoscerà i Suoi”!
In apertura, da Bologna, le atmosfere dei Camera66 e Maurizio Abate // Acoustic fingerpsyching (QBico, Troglosound, Boring Machines) – Milano
I Black Mountain nascono dalle ceneri dei Jerk With A Bond, di cui facevano parte il leader Stephen McBean e Joshua Wells. Ben presto il gruppo si trasforma in un vero e proprio collettivo chiamato Black Mountain Army, che promuove anche side-project paralleli dei componenti del gruppo (ad esempio, i Pink Mountaintops dello stesso McBean). Il primo album della band è il self-titled “Black Mountain” (Jagjaguwar, 2005), che sorprende la critica grazie all’abile miscela di hard rock e psichedelia. Nel secondo lavoro “In The Future” (Jagjaguwar, 2008) la band aggiunge al proprio sound elementi di rock progressivo e folk; la scelta viene premiata, e l’album ottiene una nomination come Best alternative album ai Juno Awards 2009. Il terzo lavoro “Wilderness Heart” (Jagjaguwar, 2010) si spinge verso una maggiore rivalutazione del sound folk americano, sempre affiancato al loro classico suono psichedelico di matrice hard.
I Black Mountain sono Stephen McBean (voce e chitarra), Amber Webber (voce), Jeremy Schmidt (tastiere), Jonny Olsin (basso, tastiere) e Joshua Wells (batteria).
www.blackmountainarmy.com
in apertura si esibiranno THE BACKHOMES
www.thebackhomes.com
I Nerve si sono evoluti partendo dal leggendario evento newyorkese Prohibited Beats organizzato da Jojo Mayer negli anni ’90. Quella che era inizialmente una piattaforma sperimentale in cui convogliavano DJ’s, visual artists, musicisti ed il pubblico stesso nel tempo è naturalmente evoluta in un vero e proprio gruppo che ha trasformato la musica elettronica da un format basato sulle programmazioni in una perferomance improvvista dal vivo. In questa nuova veste la band ha assimilato un ampio spettro di stili elettronici, dal Jungle, Dub Step, o Glitch alla Minimal e Tech House e tutti qui generi che ancora non hanno trovato una definizione. Col passare del tempo i NERVE hanno familiarizzato con il pubbilco, portando i ritmi, l’improvvisazione e l’evoluzione stilistica del jazz nell’era digitale. Sempre mantenendo l’essenza del Rock’n Roll fatta di puro divertimento e mostrando il dito medio a chi tutto questo non va a genio.
Attuale Line-up:
Jojo Mayer: Batteria
John Davis: Basso
Jacob Bergson: Tastiere
Aaron Nevezie: Suoni e manipolazione audio
Dopo una lunga e fortunata carriera, Claudio Simonetti torna calcare i palchi con la sua band, riproponendo i maggiori successi dalle colonne sonore scritte per i maestri dell’horror come Dario Argento e George Romero e dalle pietre miliari del rock progressivo come Roller e Il Fantastico Viaggio del Bagarozzo Mark.
1 HOUR, ogni ora una festa diversa ®
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▶︎ Si inizierà a MEZZANOTTE in punto.
▶︎ Sul palco vedrete un mega countdown di 60 minuti che inizierà a far scorrere il tempo.
▶︎ Durante quell’ora ci sarà un’esatta tipologia di musica con un preciso dj set.
▶︎ Allo scoccare dello zero cambierà tutto e si darà il via ad un’altra festa, completamente diversa e delirante.
Questo è #1HOUR, l’unica serata in cui ogni ora ti troverai in una festa diversa con musica diversa, drink diversi in offerta al bar e coreografie diverse.
Tutto cambierà, ogni ora.
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LOCOMOTIV CLUB Bologna
Sabato 09 Aprile
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LINE UP
(l’ordine lo scoprirete durante la serata):
⌚ Roghers con Aimone dei FASK (rock, punk)
⌚ Chiskee (funk, soul, hip hop)
⌚ TEPPA BROS. Lo stato sociale dj set (elettronica)
⌚ Mirko degli Extraliscio (liscio)
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#1HOUR
#ognioraunafestadiversa
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THE WINSTONS sono un power trio di fuoriclasse: basso, batteria, tastiere e voci dedito alla psichedelia e al culto dell’anarchia ancestrale.
Forse i loro nomi non vi diranno molto, se non la marca di sigarette ma le loro facce hanno comunque un che di familiare. ENRO WINSTONS, ROB WINSTON e LINNON WINSTONS hanno trovato la sintonia perfetta in una nuvola fumosa di sonorità psico-jazz-garage, che con sensibilità contemporanea omaggiano il progressive rock inglese.
Ed è negli acquitrini maleodoranti del prog che navigano, non curanti dello sporco che resta addosso ai vestiti. E chissenefrega, tanto lo sporco nel rock’n’roll diventa puro stile…
I loro grandi templi non sono lontani dal pianeta Gong: si stagliano nell’orizzonte di una Canterbury distrutta, a destra dalla tomba di Hugh Hopper dei Soft Machine e a sinistra di quella di Kevin Ayers.
Uscito ad ottobre, il loro primo winstoniano e lisergico video “NICOTINE FREAK” ha già tramortito l’establishment dei non fumatori, mentre a gennaio usciranno con la prima omonima opera miliare.
A pubblicarla sarà la storica AMS di Matthias Scheller, label che produce e distribuisce un catalogo inestimabile di soundtracks e di progressive storico italiano e che per l’occasione darà alle stampe il debut album del trio in vinile, cd e musicassetta.
I Cani non sono nient’altro che la band-non band capitanata da Niccolò Contessa, musicista romano che nel 2010 si era fatto notare pubblicando, in forma anonima, due canzoni su YouTube (I pariolini di diciott’anni e Wes Anderson) e che l’anno dopo, con l’uscita del “Sorprendente album d’esordio de I Cani” è stato al centro di un caso discografico senza precedenti nel panorama della musica indipendente italiana.
Quello che è successo dopo dovreste saperlo tutti: esordio col botto, a sorpresa, nella top ten di iTunes; un tour quasi interamente sold out; fiumi di inchiostro (addrittura il popolare giornalista e scrittore Roberto Saviano ha definito le canzoni de I Cani: “Pura antropologia elettronica) ed enormi dibattiti su Internet tra i fan adoranti e quelli che proprio non riescono a farsi piacere le loro canzoni.
Ma è col secondo album, “Glamour” (2013) che I Cani hanno smesso di essere considerati un fenomeno passeggero e sono diventati una della realtà più solide della nuova musica italiana, confermando e amplificando gli insperati risultati dell’album precedente (di nuovo in classifica su iTunes, di nuovo in tour a colpi di sold out, un concerto in Piazza Castello – Torino – con Max Pezzali in veste di ospite e un pubblico di 35 mila persone, in copertina su Rumore insieme al popolare disegnatore Zerocalcare, ed esordio nella top 50 della classifica Fimi).
Con “Glamour” (album co-prodotto da Niccolò Contessa insieme al compianto Enrico Fontanelli), I Cani hanno più che altro dimostrato di sapersi prendere dei rischi e non limitarsi a ricalcare in eterno una formula che funziona.
Spiazzare il pubblico è da sempre una loro prerogativa; sorprendere, per I Cani, è quasi una regola. Il nuovo album è stato anticipato da un tweet del popolare conduttore radiofonico e televisivo Alessandro Cattelan all’inizio di ottobre del 2015, quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
A quell’annuncio sono seguiti due brani, Baby Soldato e Il posto più freddo, quest’ultima pubblicata senza neanche essere annunciata alla fine dello scorso novembre.
E nonostante le due canzoni non svelino nulla del disco, è stato subito chiaro a tutti da quel momento che “Aurora” sarebbe stato un album completamente diverso da quelli che lo hanno preceduto. Fortemente influenzato anche dalle esperienze avute da Niccolò Contessa al di fuori della forma canzone (come nella colonna sonora originale da lui composta per “La felicità è un sistema complesso”, il film di Gianni Zanasi con Valerio Mastandrea presentato allo scorso Torino Film Festival) o in veste di collaboratore con altri musicisti (Niccolò ha seguito fin dal principio lo sviluppo di “Mainstream”, il secondo album di Calcutta, la vera grande rivelazione musicale italiana del 2015).
I Cani hanno realizzato una raccolta di canzoni orgogliosamente decelerazioniste: i ritmi si abbassano, le strutture si dilatano, ogni elemento si prende il suo spazio. Come “Il sorprendente album d’esordio”, infatti, “Aurora” parte da un’idea di suono ben precisa e prova a declinarla in tutte le sue sfaccettature in un percorso lungo undici canzoni. Un percorso che dura come un viaggio che comincia alla mezzanotte e finisce all’alba.
Il tentativo è quello di fare convivere le melodie killer tipiche delle canzoni de I Cani (che si sono da sempre autodefiniti come l’ennesimo gruppo pop romano) con un approccio alla materia sonora che pesca dalla musica elettronica e si allontana completamente dal rock.
Una scelta radicale anche per quanto riguarda la strumentazione usata: non c’è traccia di strumenti acustici, non ci sono batterie, o chitarre (come quelle suonate dai Gazebo Penguins in “Glamour”), ma solo sintetizzatori e drum machine.
In “Aurora”, le canzoni di Niccolò Contessa acquistano sfumature nuove, inedite, dai tratti quasi soul senza perdere l’immediatezza che da sempre le caratterizza.
E così, dopo avere raccontato – spesso anche involontariamente – le ansie e tic di una generazione che faceva fatica a scoprirsi adulta nel “Sorprendente Album d’esordio de I Cani”, l’io che cambia e combatte contro l’esposizione pubblica data da una popolarità ottenuta ma non inseguita (che sia reale o presunta, cambia poco) in “Glamour”, arrivati a tagliare il traguardo del terzo album I Cani tornano a parlare di noi partendo dalla consapevolezza che non siamo altro che un minuscolo puntino nell’universo, e che la teoria della complessità, il comportamento emergente e la materia oscura possono essere un buon punto di partenza anche per descrivere la quotidianità di un individuo arrivato alle soglie dei trent’anni.
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https://www.facebook.com/icaniband
I Cani non sono nient’altro che la band-non band capitanata da Niccolò Contessa, musicista romano che nel 2010 si era fatto notare pubblicando, in forma anonima, due canzoni su YouTube (I pariolini di diciott’anni e Wes Anderson) e che l’anno dopo, con l’uscita del “Sorprendente album d’esordio de I Cani” è stato al centro di un caso discografico senza precedenti nel panorama della musica indipendente italiana.
Quello che è successo dopo dovreste saperlo tutti: esordio col botto, a sorpresa, nella top ten di iTunes; un tour quasi interamente sold out; fiumi di inchiostro (addrittura il popolare giornalista e scrittore Roberto Saviano ha definito le canzoni de I Cani: “Pura antropologia elettronica) ed enormi dibattiti su Internet tra i fan adoranti e quelli che proprio non riescono a farsi piacere le loro canzoni.
Ma è col secondo album, “Glamour” (2013) che I Cani hanno smesso di essere considerati un fenomeno passeggero e sono diventati una della realtà più solide della nuova musica italiana, confermando e amplificando gli insperati risultati dell’album precedente (di nuovo in classifica su iTunes, di nuovo in tour a colpi di sold out, un concerto in Piazza Castello – Torino – con Max Pezzali in veste di ospite e un pubblico di 35 mila persone, in copertina su Rumore insieme al popolare disegnatore Zerocalcare, ed esordio nella top 50 della classifica Fimi).
Con “Glamour” (album co-prodotto da Niccolò Contessa insieme al compianto Enrico Fontanelli), I Cani hanno più che altro dimostrato di sapersi prendere dei rischi e non limitarsi a ricalcare in eterno una formula che funziona.
Spiazzare il pubblico è da sempre una loro prerogativa; sorprendere, per I Cani, è quasi una regola. Il nuovo album è stato anticipato da un tweet del popolare conduttore radiofonico e televisivo Alessandro Cattelan all’inizio di ottobre del 2015, quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
A quell’annuncio sono seguiti due brani, Baby Soldato e Il posto più freddo, quest’ultima pubblicata senza neanche essere annunciata alla fine dello scorso novembre.
E nonostante le due canzoni non svelino nulla del disco, è stato subito chiaro a tutti da quel momento che “Aurora” sarebbe stato un album completamente diverso da quelli che lo hanno preceduto. Fortemente influenzato anche dalle esperienze avute da Niccolò Contessa al di fuori della forma canzone (come nella colonna sonora originale da lui composta per “La felicità è un sistema complesso”, il film di Gianni Zanasi con Valerio Mastandrea presentato allo scorso Torino Film Festival) o in veste di collaboratore con altri musicisti (Niccolò ha seguito fin dal principio lo sviluppo di “Mainstream”, il secondo album di Calcutta, la vera grande rivelazione musicale italiana del 2015).
I Cani hanno realizzato una raccolta di canzoni orgogliosamente decelerazioniste: i ritmi si abbassano, le strutture si dilatano, ogni elemento si prende il suo spazio. Come “Il sorprendente album d’esordio”, infatti, “Aurora” parte da un’idea di suono ben precisa e prova a declinarla in tutte le sue sfaccettature in un percorso lungo undici canzoni. Un percorso che dura come un viaggio che comincia alla mezzanotte e finisce all’alba.
Il tentativo è quello di fare convivere le melodie killer tipiche delle canzoni de I Cani (che si sono da sempre autodefiniti come l’ennesimo gruppo pop romano) con un approccio alla materia sonora che pesca dalla musica elettronica e si allontana completamente dal rock.
Una scelta radicale anche per quanto riguarda la strumentazione usata: non c’è traccia di strumenti acustici, non ci sono batterie, o chitarre (come quelle suonate dai Gazebo Penguins in “Glamour”), ma solo sintetizzatori e drum machine.
In “Aurora”, le canzoni di Niccolò Contessa acquistano sfumature nuove, inedite, dai tratti quasi soul senza perdere l’immediatezza che da sempre le caratterizza.
E così, dopo avere raccontato – spesso anche involontariamente – le ansie e tic di una generazione che faceva fatica a scoprirsi adulta nel “Sorprendente Album d’esordio de I Cani”, l’io che cambia e combatte contro l’esposizione pubblica data da una popolarità ottenuta ma non inseguita (che sia reale o presunta, cambia poco) in “Glamour”, arrivati a tagliare il traguardo del terzo album I Cani tornano a parlare di noi partendo dalla consapevolezza che non siamo altro che un minuscolo puntino nell’universo, e che la teoria della complessità, il comportamento emergente e la materia oscura possono essere un buon punto di partenza anche per descrivere la quotidianità di un individuo arrivato alle soglie dei trent’anni.
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