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“Azel” è l’ultimo disco di Bombino, uscito lo scorso aprile; Registrato a Woodstock – cosa non priva di significato per un artista che considera Jimi Hendrix e Carlos Santana due delle sue maggiori fonti di ispiraziore – nello Applehead Studio per la Partisan Records, sotto la guida di Dave Longstreth dei Dirty Projectors (che prende il posto di Dan Auerbach dei Black Keys, produttore/mentore di “Nomad”) e mixato da David Wrench (per quattro volte vincitore del premio “produttore dell’anno” della BBC e già al lavoro con FKA Twigs, Caribou, Jungle, Charlie XX).
Il tocco “occidentale” di Longstreth e la voce di “Mahassa” Walet Amoumene, cantante del gruppo Tuareg tutto al femminile Tartit e ospite del disco, danno nuova profondità alla musica di Bombino e la avvolgono di calore e colore, perfetto contraltare alla sua anima inquieta e ai suoi testi malinconici.
Stella del desert blues, Bombino è nato e cresciuto in Niger, ad Agadez, nel nord dell’Africa, nella tribù dei Tuareg Ifoghas, che lotta da secoli contro il colonialismo e l’imposizione dell’Islam più severo.
Nella sua lingua nativa, il Tamasheq, la parola Azel ha diversi significati: oltre ad essere il nome di un piccolo villaggio del Niger cui Bombino è particolarmente legato, significa soprattutto radici e, al tempo stesso, rami di un albero. Ancoraggio alla Storia e sviluppo verso nuove direzioni future.
Bombino suona in modo solare e colorato, sì, ma canta la sua nostalgia del deserto e la preoccupazione per un’identità minacciata che, tuttavia, per non estinguersi, deve comunque fare i conti con il mondo contemporaneo.
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IN ZAIRE
Gli IN ZAIRE sono: Alessandro De Zan e Riccardo Biondetti (G.I. Joe), Stefano Pilia (Massimo Volume, Il Sogno del Marinaio con Mike Watt), Claudio Rocchetti.
In Zaire stanno chiudendo questo capitolo, aperto nel 2013 con il loro acclamato album di debutto “White Sun Black Sun” (Tannen records, Sound Of Cobra). Questa volta, la febbre danzante assume nuovi ambienti, nuovi mondi, nuove visioni. “Visions Of The Age To Come” verrà rilasciato da Sound Of Cobra Records questa primavera. Otto tracce dalle appendici tentacolari, psichedelia dionisiaca che si intreccia a ritmi serrati e geometrie megalitiche; le visioni ci conducono verso il desiderio dell’ignoto con più consapevolezza rispetto ai punti tracciati in precedenza dalla band. Al centro di tutto questo c’è il ronzio di fondo dell’universo e delle sue infinite vibrazioni, questo è coraggiosamente affermato con “Hermes Dance”, il brano di apertura dell’album. Esso funziona come una visione di presagio che mostra gli elementi essenziali della band: il ritmo come pennello di un’ampia tavolozza di atmosfere ed emozioni sempre mutevoli. Questo nuovo capitolo si è appena aperto, In Zaire raccolgono quello che hanno seminato in passato: una pletora di riff ad alta energia ed esplosioni vulcaniche che comunicano tra loro e ci accompagnano in una danza dicotomica fatta di caos e forma. Il predecessore “White Sun Black Sun” era stato allevato in focolai musicali molto più offuscati, invece “Visions Of The Age To Come”” mette a fuoco il caleidoscopio espressivo di proiezioni (o percezioni?) ed è così che si bilacia il dialogo tra realtà interna ed esterna. Si conclude con quella che probabilmente è la traccia chiave: “The Seven Sermons Of The Dead”, il riff assume lineee sinuose come quelle di un serpente in un viaggio vertiginoso, che dichiara compiuto il rito di iniziazione. Si chiude il sipario, un finale che da vita ad un nuovo inizio – L’età degli In Zaire che verrà è promettente.
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MAI MAI MAI
Mai Mai Mai è la messa in musica di un lungo viaggio attraverso il Mediterraneo, un miscuglio di drone e ambient, ritmiche vaporose, field recordings e ambientazioni sonore che ci trasportano in epoche arcane, al confine fra la vecchia Europa ed il mistico Oriente. Theta è il primo album ed esce per Boring Machines nel Novembre 2013. Registrato a Roma da V. Fisik e mixato a Los Angeles da Jamie Stewart (Xiu Xiu). La seconda parte di questo viaggio è Delta, uscito per Yerevan Tapes nel Maggio 2014. Terza e ultima parte di questo viaggio è il nuovo LP “Phi” , uscito su Boring Machines e Not Not Fun nel novembre 2016, con ospiti di riguardo come Luca Venitucci e Lino Capra Vaccina (Aktuala, Telaio Magnetico).
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“Mia Maestà” è il suo nuovo album che si aggiunge ad una discografia infinita e ricca di grandi classici, un disco in cui BASSI ha prodotto quasi tutte le strumentali mantenendo il sampling come base fondamentale di ogni sua produzione, con un tocco classico anche sui beats più attuali. BASSI si è concentrato poi molto sulla scrittura, riuscendo a far convivere contenuti importanti e spunti di riflessione personale a momenti più leggeri di puro intrattenimento lirico, in puro stile Hip Hop.
<<Gli ultimi anni mi sono serviti per prendermi una pausa e concentrarmi su altri progetti come il lancio della mia etichetta indipendente Com Era, per la quale “Mia Maestà” è la prima release ad uscire anche in formato digitale e non esclusivamente su vinile, e il web format “Down with Bassi”. Nel frattempo ho cercato di capire come muovermi, cercando stimoli sia dalla musica che mi ha sempre ispirato, come i classici Hip Hop degli anni ’90, che dalle nuove generazioni di artisti che hanno saputo rivoluzionare il suono dell’Hip Hop, mantenendo in molti casi anche un legame qualitativamente alto con la storia e i contenuti di questo genere musicale>> – BASSI MAESTRO
“Mia Maestà” è un album ricco di collaborazioni importanti, in cui BASSI MAESTRO ha voluto chiamare a sè diversi artisti che stima ed ascolta, e che per sua stessa ammissione sono stati spesso fonte di ispirazione: rapper mainstream come Fabri Fibra e Gemitaiz, nomi affermati come Nitro, i soci di sempre CdB, giovani promesse come Vegas Jones in una traccia prodotta a quattro mani col producer Boston George e gli emergenti più interessanti della realtà Hip Hop milanese Lanz Khan, Axos, Pepito Rella e Lazza, nella posse track “Benvenuti a Milano”. Tra le collaborazioni infine anche Cesare Pizzetti e Fabio Visocchi, basso e piano del gruppo Loop Therapy, che spesso accompagnano BASSI anche nelle esibizioni live.
DARGEN D’AMICO – VARIAZIONI DI PRIMAVERA TOUR
Il più autoriale dei rapper italiani sposta e ridefinisce ancora i confini di genere
Dargen D’Amico padroneggia come pochi la lingua deflagrata di oggi. Fate caso al funambolismo con cui adatta la pesantezza polisillaba delle nostre parole alla carta quadrettata del beat, o a all’eleganza del suo lessico, o ancora alla disinvoltura dell’accentazione e delle cesure, a come riesce a far risuonare un’immagine dopo che la parola è svanita.
Dargen porterà in tour da aprile Variazioni, il suo ottavo disco che cambia di nuovo le carte in tavola fondendo il rap con la musica colta grazie al pianoforte di Isabella Turso, dando vita ad un progetto originale, intenso ed emozionale interamente prodotto da Tommaso Colliva.
Dal vivo si presenta accompagnato da un pianoforte e da qualche fantasma elettronico, la carta non è più quadrettata, ma bianca come l’aria che circonda le rondini dei suoi versi. Nulla di nuovo, sotto i cieli d’Italia? Il futuro dirà: come disse Ezra Pound, il classico è solo il nuovo che nuovo rimane.
Dargen D’Amico, con sette album ufficiali all’attivo, tra cui due pietre miliari dell’hip-hop italiano come “Musica senza musicisti” (2006) e “Di vizi di forma virtù” (2008), collaborazioni con artisti che includono tra gli altri Max Pezzali, Enrico Ruggeri, J AX, Perturbazione, Fedez, Andrea Mirò, Fabri Fibra è stato definito “menestrello post-moderno”, “cantastorie del ventunesimo secolo”, “folletto metropolitano”, “rapper in 3D”.
Isabella Turso, nata a Trento, si è diplomata in pianoforte con il massimo dei voti al Conservatorio “F.A.Bonporti”. La sua innata curiosità la porta ad affrontare repertori eterogenei che spaziano dal barocco al contemporaneo con misurate incursioni nella musica pop e da film (Album Omaggio a Donaggio). Incontra Dargen alla fine del 2014 e da lì nasce un inteso periodo in studio che li porta a registrare insieme sotto la supervisione del produttore Tommaso Colliva.
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L’ultima balera della stagione.
Aprite bene gli occhi, le orecchie e il cervello.
L’ultima balera della stagione è un po’ come l’ultima sera della gita scolastica. Un po’ di malinconia insieme all’eccitazione di far succedere cose che, poi, se no è troppo tardi.
Non è mai troppo tardi.
Balerini di tutte le età, sesso e status di facebook!
Ad Avanzi di balera non è mai troppo tardi!
Ma anche noi andiamo in vacanza e quindi dopo questa ci si rivede in autunno!
Indi per cui non dovete assolutamentamente mancare.
SAB 13 MAG LOCOMOTIV CLUB Bologna
Ingresso 5 euro riservato ai soci AICS
TEHO TEARDO & BLIXA BARGELD FALL TOUR 2017
Il feroce e geniale duo inglese hip hop-punk-elettronico-lo-fi
La nostra società e la nostra vita quotidiana raccontate con sguardo feroce: senza filtri, e con un’ironia così tagliente da sconfinare spesso e volentieri in rabbioso, disperato sarcasmo.
Gli Sleaford Mods sono una cellula disturbata e disturbante, nell’ecosistema musicale odierno: in loro, lo spirito più corrosivo e strafottente del punk originale si sposa – in un modo tanto imprevedibile quanto “inevitabile” nel risultato finale – con la narratività del rap. Jason Williamson è una specie di The Streets molto più incattivito e beffardo (o se preferite, è l’erede perfetto e migliore del “poeta punk” John Cooper Clarke), mentre Andrew Fearn trova il modo di creare i perfetti abiti sonori per questo microcosmo testuale di cinismo, humour e corrosività: batterie elettroniche, schegge (post) punk, sintetizzatori lo-fi.
“undoubtedly, absolutely, definitely the worlds greatest rock n roll band……Sleaford Mods” Iggy Pop
Gli Sleaford Mods sono felici di annunciare che l’uscita del loro nuovo album ‘ENGLISH TAPAS’ è fissata per il 3 marzo 2017 su Rough Trade Records. L’album è stato registrato ai West Heath Garage studios di Steve Mackey (Pulp) a Londra.
L’album uscirà in edizione limitata in vinile rosso, CD, download e in 150 copie in cassetta. I primi 1000 preordini del vinile includono un 7” con una traccia esclusiva “Big Trouble In Little Costa”, un booklet con foto inedite di Simon Parfrement commentate dagli Sleaford Mods, un pacchetto di rizla kingsize e un sottobicchiere per birra.
La cassetta include ‘Sleaford Mods Live at Dismaland 2015’ con un download code del live show.
Jason Williamson dice di ‘English Tapas’: “Andrew entrò in un pub a caso e ha visto “English Tapas” scarabocchiato sul bordo del menù. Questo bellissimo accoppiamento di parole era composto da mezza scotch egg, una ciotola di patatine, sottaceti e una mini pork pie. La dice lunga su questo posto del cazzo: è commedia, è accontentarsi, è ignorante e, soprattutto, è merda”
Guarda un messaggio di Jason https://
L’anno prossimo uscirà anche ‘Bunch of Kunst’ di Christine Franz – il film definitivo sugli Sleaford Mods. Ci sono voluti più di due anni per realizzarlo, e traccia l’ascesa della band, dai pub agli stadi. Il film uscirà all’inizio del 2017.
Guarda il teaser qui: http://
“This documentary film is the perfect antidote to those sexy, racy, rocknroll yawns most bands hide behind. We are indeed A Bunch of Kunst” – Jason Williamson
Gli Sleaford Mods sono Jason Williamson (parole) & Andrew Fearn (musica)
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Con il prossimo tour l’artista presenterà “My Love Divine Degree”, terzo attesissimo album in studio, anticipato dai singoli “Bullets In The Streets and Blood” e “I Stay Ready”.
Cody ChesnuTT è un talento underground, erede moderno del patrimonio di black e soul music. Nato nel 1968 ad Atlanta, in Georgia, inizia la carriera musicale dopo il trasferimento a Los Angeles, dove inizia a lavorare per la Death Row Records come compositore di testi e musica per una band dell’etichetta; il suo primo vero progetto musicale sono però i The Crosswalk, band rock che ottiene un contratto discografico con la Hollywood Records ma che si scioglie da lì a poco, senza pubblicare alcun album. Cody continua così la sua strada in solitaria senza lasciarsi scoraggiare, dimostrando quanto non solo il talento bensì anche la sua incredibile perseveranza lo abbiamo condotto lentamente al successo mondiale.
Agli inizi degli anni 2000 compone vari pezzi, registrandoli nella propria camera in versione lo-fi; il risultato è un album grezzo e incredibilmente sincero, diretto e innovativo, un doppio LP composto da 36 canzoni raccolte sotto il nome di “The Headphone Masterpiece”. L’album ha ottenuto ottime recensioni da critica e pubblico, una vera e propria boccata d’aria fresca nel panorama musicale del tempo, ed è inoltre entrato per una settimana nella Billboard 200 Chart. Nello stesso anno la popolarità dell’artista si impenna con l’enorme successo ottenuto dal singolo “The Seed”, una canzone di Cody arrangiata dalla hip-hop band The Roots; il singolo raggiunge l’attenzione dei media di tutto il mondo e viene trasmessa a lungo e tutt’oggi, come hit dal groove intramontabile. Con questa svolta Cody riesce finalmente a raggiungere il grande pubblico, da citare la partecipazione allo Smokin’ Grooves tour al fianco di Lauryn Hill e Outkast.
Da allora il suo viaggio artistico è proseguito sfornando singoli come “The World is Coming”, “Afrobama” e l’EP “Black Skin No Value” fino a pubblicare, dopo ben dieci anni di incubazione, il suo secondo album “Landing On A Hundred” un mix di blues r’n’b e funk che solo ChesnuTT può sfornare con una naturalezza lodevole. I fan del guerriero del soul aspettano ora con entusiasmo il nuovo album “My Love Divine Degree” e il tour che farà conoscere questa nuova perla al pubblico anche dal vivo.