JERUSALEM IN MY HEART

Scritto da il 25 Settembre 2017

Quando:
26 Ottobre 2017@21:30
2017-10-26T21:30:00+02:00
2017-10-26T21:45:00+02:00
Dove:
Locomotiv Club
Via Sebastiano Serlio
25/2, 40128 Bologna BO
Italia
Costo:
8 euro | riservato ai soci del circolo con tessera aics 2017-2018
Contatto:
Locomotiv Club
3480833345

Radwan Ghazi Moumneh e l’artista multimediale Charles-André Coderre tornano in Italia con il progetto Jerusalem In My Heart, il cui secondo album If He Dies, If If If If If If’ è stato concepito nelle duplici case-natale di Montréal e Beirut.
Celebre per i suoi interventi nel ruolo di ingegnere del suono per Matana Roberts (i tre capitoli della saga Coin Coin), Mashrou’ Leila, Ought, Eric Chenaux (con il quale ha anche compost un album collaborative per il piccolo marchio Grapefruit Records Club) e Suuns (il disco in combutta per Secretly Canadian della primavera 2015 rimane ad oggi una delle realizzazioni più fresche di questo anno solare), Moumneh ha avuto mani in pasta in numerosi ambiti negli ultimi anni. Ha accompagnato JIMH di fronte ad un pubblico sbalordito tanto in Canada ed Europe quanto in medio oriente. Nonostante i numerosi progetti e commissioni che li hanno visti protagonisti, il gruppo è saldamente nelle mani di Moumneh – responsabile per tutti i suoni e le composizioni – e Coderre responsabile dei visuals in rigoroso formato 16mm e delle installazioni/proiezioni dal vivo.
Uno dei momenti più alti del disco è nell’apertura di A Granular Buzuk, dove il suono di questo strumento tipico viene processato e campionato dai tagli in tempo reale di Radwan’s. Moumneh continua a sperimentare il suo amore per la tradizione pop Arabica delle audiocassette nella dance in bassa fedeltà di Lau Ridyou Bil Hijaz. C’è poi un sentito omaggio al poeta curdo, recentemente esiliato, Sivan Perwer nel folk scarno e tradizionale di Ta3mani; Ta3meitu. L’album si chiude con il drone creato da un flauto Bansuri (per gentile concessione di Dave Gossage) e dal suono di un delicato numero acustico alternato ai field recordings delle onde del mare registrate su una spiaggia libanese. Disco eccezionale che del gruppo di casa Constellation fa una delle più imprendibili espressioni a cavallo tra canzone politica, rock d’avanguardia e musica etnica.

“Tensione e lirismo, l’inquietudine del caos e la bellezza di un rito e di un ricordo, si incontrano nella musica di Radwan Ghazi Moumneh – metà audio dei JIMH, insieme a quella video che corrisponde al nome di Charles-André Coderre. Profeta di quello che chiama “cannibalismo culturale”, lontano dagli stereotipi della musica etnica e capace di portare l’elettronica e i field recording dentro brani che parlano di esiliati politici, che suonano strumenti della tradizione araba e hanno la forma di una preghiera laica, Moumneh è la scoperta che ha segnato più di tutte il mio 2015” Chiara Colli (Mucchio Selvaggio, Zero)

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